Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 1 Aprile 2023

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Ora l’oscuro profeta venuto dal Nord comincia a fare paura, sul serio. All’inizio è stato sottovalutato, confuso con uno dei tanti esaltati che pensano di cambiare il mondo.

Si è preso qualche occhiataccia dagli scribi, dai sacerdoti, dai devoti farisei ma poco altro. Poi la tensione è salita, si è entrati nel dettaglio: ha iniziato a criticare alcune abitudini spacciate come Legge divina, a rimarcare le contraddizioni e le ipocrisie di molti atteggiamenti dei religiosi. E, alla fine, ha iniziato a parlare della venuta del Messia, ci si è identificato, fino a che, da folle, si è attribuito l’impronunciabile nome di Dio.

La misura è colma: se qualcuno lo prendesse sul serio e suscitasse un movimento di esaltati, Roma, che sta adottando una tattica di autonomia verso la riottosa provincia di Giudea lasciando libertà di culto dovrebbe intervenire duramente con un giro di vite. È Caifa a esprimere ciò che tutti pensano in cuor loro: Gesù non può continuare a vivere, è destabilizzante, un pericoloso esaltato per l’ordine pubblico che porterebbe alla perdita della parziale autonomia faticosamente conquistata.

La real politik del sommo sacerdote non fa una grinza: meglio sacrificare il Nazareno piuttosto che correre il rischio di veder soffocare nel sangue una rivolta, sacrificando il popolo. Terribile, ma vero. E l’evangelista Giovanni dona il colpo d’ala, inatteso, assurdo, divino: anche se non lo sa, Caifa sta dicendo il vero. Gesù morirà esattamente per salvare l’intero popolo.

Caifa pensa ad una soluzione drastica facendo un evidente calcolo politico. Ma, essendo sommo sacerdote, sta profetizzando, questo osa dire Giovanni interpretando, dopo la resurrezione, l’infausta decisione di Caifa.

Dio scrive sempre diritto sulle nostre righe storte. Ed è lui che guida la Storia anche quando gli uomini di fede non fanno quello che dovrebbero fare. Pensate davvero che la nostra miseria possa fermare l’azione di Dio?

Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva

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