Io sono la luce del mondo
Che gioia ineffabile per quell’uomo cieco dalla nascita poter vedere finalmente il mondo, i colori, i volti… la luce! Nemmeno poteva immaginare cosa fosse la luce prima di quel giorno… Una cosa analoga ci capiterà quando arriveremo in paradiso e vedremo la “luce di Dio”, anzi “LA LUCE CHE È DIO”, perché «Dio è luce e in lui non c’è tenebra alcuna» (1Gv 1,5). Finché viviamo quaggiù, nell’oscurità della fede, non possiamo nemmeno immaginare quanto sia bella questa Luce, quanto sia bello Dio!
Il racconto giovanneo del cieco nato non ha lo scopo di dirci che Gesù ha compiuto un prodigio, ma di confermare quanto scritto già nel prologo: Gesù, l’uomo-Dio, è la «luce vera», che «illumina ogni uomo» e che le tenebre non hanno vinto (cfr. Gv 1,5.9). Egli stesso dice al cieco guarito di essere «la luce del mondo», riprendendo la proclamazione nel capitolo precedente: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non cammina nel buio, ma avrà la luce della vita» (Gv 8,12).
Che brutta esperienza camminare al buio! Questa è la vita senza Gesù, o meglio, di chi è cieco perché non sa “vedere” Gesù e tutta la bellezza e la bontà che lo circonda. Il problema non sono gli occhi del corpo, ma quelli del cuore.
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Il vangelo di questa domenica ci parla di persone che non riconoscono in Gesù l’inviato di Dio, eppure presumono di vedere. «Non c’è peggior cieco di chi non vuol vedere», dice il proverbio. La principale causa dell’accecamento spirituale è l’ORGOGLIO (cfr. 1Tm 3,6; 6,4 | 2Tm 3,4), di chi si crede giusto, senza peccato, ma «se diciamo di essere senza peccato, inganniamo noi stessi e la verità non è in noi»; anzi, «se diciamo di non avere peccato, facciamo di Cristo un bugiardo», perché egli ha detto di essere venuto per liberarci dal peccato (cfr. Gv 8,34-36).
«Se, invece, confessiamo i nostri peccati, egli è fedele e giusto tanto da perdonarci i peccati e purificarci da ogni iniquità» (cfr. 1Gv 1,8-10).
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