Stiamo attraversando il deserto per riprendere in mano la nostra vita, per fare il punto nave della navigazione, per capire dove stiamo andando. Non per capire cosa stiamo facendo, quali sono i risultati dei nostri sforzi, ma per definire la direzione in cui ci stiamo muovendo.
Come ho imbastito la mia vita? Dove sto andando? Cosa è essenziale nelle mie scelte? Gesù, nel discorso della montagna che abbiamo letto nei giorni scorsi, conclude la sua riflessione chiedendo ai discepoli di essere perfetti come è perfetto il Padre, e Luca, temendo che qualche devoto potesse male interpretare quelle parole, le specifica con forza: la perfezione di Dio è la misericordia, cioè la capacità di Dio di vedere la nostra miseria e di accoglierla e sanarla nel suo cuore, con la compassione.
Il rischio di inseguire una perfezione spirituale asettica, come facevano benissimo i farisei, purtroppo è ancora presente: la tentazione di presentarci a Dio puri, senza macchia, come i bravi bambini che si aspettano un complimento o un premio. Come se Dio non fosse venuto per i peccatori e per i malati! Quanto abbiamo dimenticato il Vangelo nella nostra vita quotidiana: Dio vuole dei figli, non dei giusti. Gesù ci provoca: impara da Dio a diventare misericordioso, tanto hai ricevuto, prova a donare quanto hai accolto.
Prova a guardare al mondo con lo sguardo benevolo e positivo del Signore. Guarda alla miseria col cuore, non sentirti migliore, non avere paura della tua e dell’altrui povertà. Ama perché sei amato, ama dell’amore con cui sei amato. Accogli l’amore di Dio e riempi il tuo cuore finché non trabocchi verso gli altri, non giudicare con durezza, impara a perdonare, non condannare chi ti sta accanto.
Cosa sappiamo di quanto ha vissuto la persona che stiamo giudicando? Che ne sappiamo delle sue fatiche? Se proprio devi giudicare fallo come fa Dio con te: con una misura abbondante di benevolenza. Vivi da persona libera che sa liberare. Imita quello che Dio ha fatto per te.
Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva“
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