Gesù, uscendo dalla sinagoga, incontra Levi, un pubblicano: costui ha ricevuto ordine dai Romani di riscattare le tasse per conto loro. Chi svolgeva questo lavoro era ritenuto dai suoi compaesani un traditore, uno che si era venduto al dominatore straniero. Levi è considerato un uomo con cui è meglio non avere nulla a che fare e da cui tenersi alla larga.
Gesù sa questo, ma non teme di avvicinarsi a lui, di rivolgergli una parola. Sentendo questa voce che lo chiama, Levi si alza e decide di preparare per Gesù un banchetto.
Il Signore non ha paura delle nostre infedeltà, dei nostri tradimenti, dei nostri sbagli: egli ci viene a cercare, proprio lì dove spesso neanche noi abbiamo il coraggio di guardarci dentro per vergogna, per paura. Gesù entrando nella casa di Levi entra nel suo luogo intimo: allo stesso modo è in grado di entrare nel nostro cuore se lo desideriamo, se glielo chiediamo. Entra senza giudicare.
La risposta di Gesù alle mormorazioni di scribi e farisei può essere rivolta anche a noi: «Sono venuto per te, perché tu possa essere guarito dalla tua malattia». Possiamo così sentire che egli si avvicina a noi per risanare proprio quelle parti che, forse, cerchiamo in tutti i modi di nascondere agli altri e a noi stessi.
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Sara Zaccarini
Rete Loyola (Bologna)
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato