don Andrea Vena – Commento al Vangelo di domenica 19 Febbraio 2022

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Con mercoledì scorso, giorno delle ceneri, abbiamo iniziato il cammino della quaresima che si concluderà il mercoledì della settimana santa, per poi introdurci nel Triduo Pasquale. «La quaresima è un cammino che va dalla nostra testa (le ceneri) ai piedi degli altri (la lavanda dei piedi)» (cfr don Tonino Bello): immagine che bene ci mette sulla giusta strada, sul senso vero del percorso quaresimale. Non è un cammino semplice e breve, non dura solo 40 giorni! È questione di una vita! In fondo la conversione è voltarsi a Dio, è fare nostri i sentimenti e le scelte di Gesù, è fare in modo di accorgersi di Gesù che passa… e quindi fare il possibile per non mancare all’incontro. Si tratta, cioè, di passare dall’essere ripiegati su stessi all’imparare ad andare verso gli altri, perché solo nell’amore-carità la vita acquista significato e solo così i problemi, le preoccupazioni o le ansie personali si relativizzano. La Quaresima è dunque il tempo durante il quale siamo invitati a seguire Gesù che con decisione si dirige verso la Croce, culmine della sua missione di salvezza: morirà pur di donare a noi, peccatori, la vita nuova.

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La quaresima è come una cartina geografica, capace di riprodurre la nostra vita in miniatura, in scala: in questo tempo possiamo ritrovare le coordinate che troviamo dentro l’intera nostra esistenza. Siamo fragili e deboli, bisognosi continuamente di convertirci, di volgerci cioè verso il Signore. Il rito delle ceneri ci ha in fondo ricordato questa nostra identità di creature fragili (mercoledì delle ceneri). E proprio perché la vita è spesso sballottata da onde di dottrine, di idee, di comportamenti contrari al vangelo, il diavolo ne approfitta per averla vinta su di noi. La vita, la nostra e quella di ciascuno, è il terreno dove il bene e il male si fronteggiano. Le tentazioni ci accompagnano lungo tutto il cammino della esistenza, e per vincerle non possiamo confidare solo in noi stessi, ma in Colui che tutto può: il Signore Gesù. Il saggio è proprio colui che si volge a Dio, di Lui si fida e a Lui si affida (I domenica, le tentazioni). Ma per affrontare la battaglia spirituale – che prima di tutto avviene dentro di noi, nel nostro cuore e nei nostri pensieri – c’è bisogno di un riferimento capace di motivare e stimolare. Questo riferimento è Gesù stesso, quanto Lui promette e indica: la vita nuova, una vita trasfigurata nell’amore (II domenica, la trasfigurazione). È pur vero che la battaglia a volte si vince e a volte si perde – «Vedo il bene da compiere ma non ho la forza di attuarlo», Rm 7,18 – ma ciò che non cambia mai è l’amore di Dio per me. Il sogno che Dio ha su ciascuno di noi: vederci felici, trasfigurati, nuove creature.

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Il maligno è «La più astuta di tutte le bestie» (Gn 3,1), e, come abbiamo meditato nella I domenica, conosce molto bene la Scrittura, la sa piegare a suo piacimento, come fece con Adamo ed Eva (Gn 3). Ciò che dobbiamo imparare lungo il cammino della vita, è sapere che l’unica cosa che può saziare la fame e la sede del cuore è solo Dio. Lui solo ha l’acqua che zampilla per la vita eterna (III domenica, Gesù e la samaritana). Lui solo sa saziare con verità i naturali appetiti dell’animo, mentre il diavolo tenta di rispondere solo all’immediato sentire, facendo sì che l’istinto predomini sulla ragionevolezza. Non sono sbagliati gli appetiti, le inclinazioni… ma questi chiedono di essere educati, orientati: «Solo in Gesù c’è salvezza» (cfr At 4,11). Una verità che è per tutti, nessuno escluso, nessuno! Anzi, proprio chi si sente ai margini, lontano e “contrario” di Dio è il primo ad essere raggiunto: Gesù non è venuto per i giusti, ma per i peccatori (cfr Lc 5,27ss); non è venuto per i sani (cfr Mt 9,9ss). Lui sa di che pasta siamo, sa che siamo peccatori, ma è venuto proprio per questo: per salvarci. È venuto per noi. Egli è l’Emmanuele, il Dio-con-noi, il Salvatore (cfr Natale). Gesù non ha paura del nostro peccato, del nostro male, delle nostre ferite… non teme la nostra cecità di fronte alla vita, anzi, è venuto a ridonarci la vista (IV domenica, il cieco nato): a ri-crearci pur di renderci nuovi. E la cosa bella è che non attende che diventiamo bravi e buoni per venirci incontro, ma ci viene incontro così come siamo per aiutarci a divenire migliori, buoni come ci insegna la Genesi!

Gesù ci ha amati quand’eravamo ancora peccatori, e così continua a fare oggi. Ecco perché la quarta domenica è la domenica della gioia: perché nessuno deve sentirsi non idoneo a questo sogno di Dio, anzi. Ciascuno di noi è “missione” di Dio. La gioia del cristiano sta qui: nel fatto che Dio ci ama e ci risolleva da ogni caduta, morte compresa. Sì, perché Lui è la Vita (Gv 14,6) ed è il Signore della Vita; per questo può risvegliare Lazzaro dalla morte (V domenica, Lazzaro), per dimostrare che «La morte non ha potere su di Lui» (Rm 6,9). Così se l’amore di Dio per ciascuno di noi è la ragione ultima della nostra gioia, la certezza che Dio è signore della vita è fondamento della nostra speranza.

Ecco perché merita, perché vale la pena accogliere il suo invito e mettersi anche noi con decisione dietro a Lui sapendo che la Croce della vita, come sul calvario ha sempre un tempo stabilito – dalle 12 alle 15 -: non è infinito. Potremmo dire che sul Calvario c’è divieto di sosta! (Domenica della Passione). Sapremo restare ritti in piedi sotto

la Croce o in Croce solo se terremo sempre fissi i nostri occhi alla Meta, a quella vita trasfigurata che Gesù ci ha mostrato a inizio cammino e sarà Pasqua. Per Gesù, e in Lui, per noi. Vita bella, felice, trasfigurata. Divina.

Ecco il cammino della quaresima che rispecchia in miniatura la dinamica della vita. Così, quando la fatica si farà sentire, quando il volto sarà sfigurato dal peccato e dalle nostre fragilità in genere (I domenica)… non dobbiamo rinunciare a tenere fisso lo sguardo sul volto luminoso di Gesù (II domenica), il quale sarà sempre pronto a ricrearci (IV domenica) donandoci una vita nuova (V domenica). Perché Gesù, amore misericordioso, non è venuto per condannare i peccatori, ma a salvarli.

Entriamo a questo punto nei testi odierni.

La prima lettura è tratta dal libro della Genesi, a ricordarci che l’uomo è fatto di terra e che il diavolo da subito entra in azione. Si noti la sua furbizia. Mentre Dio disse all’uomo «Tu potrai mangiare di tutti gli alberi del giardino, ma dell’albero della conoscenza del bene e del male non devi mangiarne…» (Gen 2,16-17), il diavolo dice: «E’ vero che Dio ha detto: “Non dovete mangiare di alcun albero del giardino…». Il tema è quello del cibo, lo stesso tema della I tentazione di Gesù. Ciò che il diavolo tenta di fare è suscitare invidia, far credere che Dio tenga nascosto qualcosa. Lo fa con Adamo ed Eva e lo fa con Gesù. Entrambe le situazioni sono inquadrate in un momento preciso, delicato. Adamo ed Eva sono soli; Gesù ha appena terminato il digiuno di 40 giorni. Il diavolo non agisce quando l’uomo è forte, tranquillo, ma agisce quando è disorientato, fragile, debole. Un modo attraverso il quale tenta di affermarsi di fronte ai suoi interlocutori. Adamo ed Eva cedono, perché senza accorgersi si fidano di loro stessi. Eva, infatti, risponde al diavolo: «Dei frutti degli alberi del giardino noi possiamo mangiare, ma del frutto dell’albero che sta in mezzo al giardino Dio ha detto: “Non dovete mangiarne e non lo dovete toccare“» (Gen 3,3). Ma Dio non ha mai proibito di “toccare”, solo di mangiare. Eva, in questo slancio in difesa di Dio, si è fatta una parola sua. E qui il diavolo ha trovato il varco per farla cedere. Ciò che ha fatto il diavolo con Adamo ed Eva, e che farà con Gesù, è proprio mettere alla prova sulla identità personale.

A Gesù, nella I tentazione, dirà: «Se sei Figlio di Dio?». Il diavolo fa di tutto per illudere che c’è un altro modo di vivere al di là di quello che Dio ha indicato. Se uno ha fame, fa capire il diavolo, ha diritto di piegare le cose a suo uso e consumo: «Dì a queste pietre che diventino pane». Ma Gesù dirà: «Non di solo pane vivrà l’uomo, ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio». Il diavolo punta a illudere che con i soldi, col potere puoi piegare le cose a tuo piacimento, pur di soddisfare i tuoi appetiti superficiali. Fino ad arrivare a piegare Dio stesso, per farti andare bene quello che tu vuoi. Ma non è così, perché solo la Parola di Dio è la risposta più vera al cuore umano, e solo a Dio va data obbedienza.

Nella II tentazione il diavolo tenta di illudere Gesù sul fatto che Lui può fare tutto quello che vuole: «Se tu sei Figlio di Dio, gettati giù; sta scritto infatti: “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardoSta scritto anche: “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo».È una sfida che accompagnerà Gesù lungo tutta la sua vita, fino in croce:

«Se tu sei Figlio di Dio, scendi dalla croce!» (Mt 27,40). Gesù non ha bisogno di dimostrare ad alcuno di essere Figlio di Dio, perché di Lui attesta il Padre del cielo: «Questi è il figlio mio, ascoltatelo» (Mc 9,7). Gesù sa di essere Figlio di Dio, sa di appartenere a Lui. Non ha bisogno di altre conferme, né tanto meno di altre dimostrazioni o spettacolarizzazioni.

Nella III tentazione il diavolo porta Gesù sul punto più alto della città e gli dice: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai… Gesù rispose: “Vattene, Satana!… Il Signore tuo Dio adorerai: a lui solo renderai culto”». Gesù non ha bisogno di trasformare la vita in un teatro! Egli è il Figlio di Dio mandato dal Padre per salvare i contriti di cuore. Gesù sa bene che Dio Padre si prende cura di Lui, e lascia al Padre del cielo decidere come volergli bene e cosa sia meglio per Lui. E Lui solo adora, perché solo Dio è Padre nostro.

Queste tre brevi sottolineature fanno capire che l’opera del diavolo ha lo scopo di suggerire all’uomo di tutti i tempi che c’è un “signore diverso!, c’è una gioia diversa, c’è un modo altro per vivere felici…ma per Gesù, come per noi, Dio è Padre, Lui solo è datore di vita, Lui solo è Amore: da soli non si va lontano. Non ci si salva da soli!

La Quaresima è dunque il tempo per mettere in ordine la vita interiore, per rivisitare le nostre fondamenta, la nostra identità di credenti, tornando a quell’atto generativo, momento in cui Dio ha detto di ciascuno di noi: «Tu sei mio figlio, in te ho posto il mio compiacimento». Questo siamo noi, figli amati da un Padre provvidente.

Ecco allora che le pratiche quaresimali vogliono essere opportunità per ribadire la centralità di Dio nella mia vita. Cogliamo questa opportunità per dedicare maggior tempo alla preghiera, a un dialogo a tu per Tu con Dio, per saper rinunciare all’idolatria di bastare a se stessi e dichiaraci bisognosi del Signore e della sua misericordia. Un dialogo fatto di silenzio, di lettura del vangelo e di risposta a Lui che ha parlato in quella lettura. Un tempo di preghiera davanti al Santissimo o davanti al crocifisso, alla pratica della via Crucis.

Questo aiuta a capire che se voglio aumentare il tempo della preghiera, devo “digiunare” da altro. Il digiuno così inteso è esercizio per imparare a dominare-gestire gli appetiti, gli istinti superficiali. Imparare a cambiare il nostro atteggiamento verso gli altri e le cose: dalla tentazione di “divorare” tutto per saziare la nostra ingordigia, alla

capacità di soffrire per amare. Infatti, non si tratta solo di rinunciare alla carne di venerdì o evitare dolci: cose giuste, ma limitate. Proviamo piuttosto a digiunare dai social, da internet, dalla tv, da una vita sedentaria e chiusa sul proprio benessere, dal starsene in santa pace anziché portare un pizzico di pace e compagnia a chi ne ha bisogno! Infatti questo tipo di digiuno non è mai fine a se stesso, ma porta ad aprirsi agli altri, alla carità. Fare elemosina aiuta a uscire dalla stoltezza di vivere e accumulare solo per noi stessi, quasi a pensare di riuscire a ottenere e manipolare tutto. Allora do in offerta i soldi per chi è bisognoso; digiuno dai social, e regalo quel tempo nel far visita a un anziano o malato; digiuno dalla Tv o dallo stare chiuso in casa e mi dedico al servizio degli altri…

«La preghiera ci riannoda a Dio; la carità al prossimo; il digiuno a noi stessi. Dio, i fratelli, la mia vita: ecco le realtà che non finiscono nel nulla, su cui bisogna investire. Ecco dove ci invita a guardare la Quaresima: verso l’Alto, con la preghiera, che libera da una vita orizzontale, piatta, dove si trova tempo per l’io ma si dimentica Dio. E poi verso l’altro, con la carità, che libera dalla vanità dell’avere, dal pensare che le cose vanno bene se vanno bene a me. Infine, col digiuno, ci invita a guardarci dentro, per liberarci dagli attaccamenti alle cose, dalla mondanità che anestetizza il cuore» (papa Francesco)

Leggi qui la preghiera per questa domenica.

Il commento al Vangelo di domenica 26 febbraio 2023 curato da don Andrea Vena. Canale YouTube.