1° Lettura.
E’ una pagina ricca di immagini
e di simboli:
l’uomo tratto dalla polvere del suolo,
soffiare un alito di vita dentro le sue narici,
il giardino,
l’albero della vita (immortalità),
l’albero del bene e del male (la libertà),
il serpente che parla,
il frutto proibito (sempre bello e desiderato),
la tentazione…
rendersi conto di essere nudi, (la sessualità),
cacciati dal giardino…
sono tutte immagini
che nascondono dei concetti filosofici
teologici
ed esistenziali:
Dio esiste
Dio ha creato il mondo e anche le creature:
come ?
ce lo diranno gli studiosi…
L’uomo può aderire a Dio
o
fare senza Dio (il peccato).
Il problema della libertà umana
il male nel mondo,
la sessualità
la morte, ecc…
Da sempre,
l’uomo ha tentato di dare una spiegazione:
alla sua vita,
al mondo,
a chi ha creato
e perché il mondo è così,
da dove viene il male, al dolore,
E la cultura ebraica, profondamente religiosa,
cerca in Dio una spiegazione
che non sa darsi
dal punto di vista razionale o logico.
– La culta ebraica è influenzata
da tutte le culture del tempo,
con storie e racconti molto simili a questo.
Ma non è il racconto che è importante,
il racconto nasconde delle verità filosofiche
e teologiche fondamentali.
Nessuno era presente alla creazione,
nessuno sa come si sia formato l’universo,
possono tentare gli studiosi
a darci delle ipotesi;
possono essere tutte giuste o verisimili,
ma la Bibbia non vuole dirci
come sono andate veramente le cose,
quanto la realtà e il rapporto tra l’uomo e Dio:
è un rapporto difficile,
di dialogo tra creature che non si capiscono,
che sono egoiste e arriviste,
fatte di materiale scadente e limitato,
vogliono sempre di più… escludendo gli altri.
Questo è il male,
avere sempre più potere,
dominare sugli altri…
Noi non siamo neppure in grado di fare
neppure il nostro vero bene.
Il male che ci facciamo
o facciamo agli altri è il peccato
che ci impedisce di essere contenti,
liberi,
sereni, veri, in armonia…
Non è Dio l’ostacolo alla nostra libertà,
o alla nostra vera felicità…
siamo noi stessi…
Il dialogo con Dio
vorrebbe aiutarci a con-vivere,
a realizzare ciò di cui
tutti abbiamo bisogno,
senza farci del male gli uni gli altri…
Per questo abbiamo bisogno di Dio,
altrimenti siamo in balia dei più disonesti,
dei più furbi e forti,
di chi inganna e ha un’arma in mano…
VANGELO
– Chiariamo alcuni punti del Vangelo:
1° Gesù non è stato tentato
solo in questa occasione,
per tutta la vita Gesù è stato tentato
proprio come noi:
Quali sono le tentazioni?
Non soffrire, per esempio,
non fare fatica,
ma risolvere i problemi con i miracoli,
o con l’inganno, la furbizia, la disonestà, ecc… di fare i furbi,
di vivere sulle spalle degli altri….
Gesù
è stato tentato dall’orgoglio
voleva essere qualcuno
avere potere;
servirsi del proprio potere
per i propri comodi o averne vantaggio.
Il mondo è pieno di gente così
che cerca potere, interesse personale, onore…
dominare…
Un’altra tentazione di Gesù
e anche nostra:
è di servirci perfino di Dio
come trampolino di lancio per i nostri scopi,
per far carriera,
per sbarcare il lunario,
per avere a disposizione bambini (i pedofili)
o donne a volontà (preti donnaioli)
servirci della religione
per far carriera politica
o avere una stampella al potere
(dall’Editto di Costantino a Fidel Castro
e tutta la politica italiana legata a filo doppio con il Vaticano, i Concordati, ecc…)
Gesù è stato tentato tutta la vita
di fare carriera,
usare i miracoli per essere accettato
anche dalle autorità,
per farsi strada
ed essere accolto come Messia
per essere osannato (non rifiutato)…
non stare dalla parte dei poveri,
ma dei ricchi e del potere…
Certo che un’altra scelta, diversa,
avrebbe comportato un comportamento ben diverso
da quello che ha tenuto…
ma avrebbe avuto successo e medaglie…
invece
ha preferito dire: Beati i poveri… perdona…
i peccatori e le prostitute vi passano davanti…”
e gli è costata la vita,
pur sapendo di aver ragione
ed essere dalla parte giusta.
N.B.
Il diavolo non c’entra nulla.
Le tentazioni ce le procuriamo da soli
o ce le presenta la società, la vita;
non è necessario far intervenire il diavolo
che neppure esiste,
tanto per scaricare la nostra responsabilità
e addossarla a un altro.