Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 19 Febbraio 2023

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E’ un Vangelo “ bruciante “ quello che la Chiesa propone in questa Domenica; è uno di quei testi capaci di saggiare veramente la nostra fede.

Siamo tutti bravi, soprattutto noi che amiamo frequentare quotidianamente la Parola, a “ parlare di Dio “, ma il testo di oggi ci fornisce gli elementi per misurarci sul nostro “ vivere come Dio “.

Questa pagina ci aiuta a capire se il Vangelo per noi è “ speculazione intellettuale “ o “ esperienza concreta di un incontro d’amore e con l’Amore che ci ha cambiato la vita “.

Non opporti al malvagio, porgi l’altra guancia, lascia anche il mantello a chi già vuole toglierti la tunica, ama i tuoi nemici, prega per chi ti perseguita.

Sembra il manifesto dell’utopia, della stoltezza.

E si, secondo la nostra piccola logica umana si tratta di una serie di azioni connotate da stoltezza.

Noi che siamo “ esperti uomini di mondo “, noi che siamo “ sapienti “, mai ci sogneremmo di mettere in pratica, nella nostra vita, questi insegnamenti.

Quando questa “ autoconvinzione di sapienza “, questo “ delirio di superiorità “ della nostra ragione rispetto alla logica di Dio ci assale, immergiamoci nella lettura della lettera di San Paolo apostolo ai Corinzi, proposta oggi dalla liturgia, e ripetiamo, come una litania, piu’ volte, la seguente frase da essa tratta: “ Se qualcuno tra voi si crede un sapiente in questo mondo, si faccia stolto per diventare sapiente, perché la sapienza di questo mondo è stoltezza davanti a Dio “.

Cos’è che ci fa credere impossibile vivere secondo la logica di Cristo presentata nel Vangelo di oggi?

La nostra superbia, la nostra “ presunzione di sapienza “.

Prendere atto, invece, del fatto che la nostra sapienza è stoltezza e cio’ che propone Dio, che ci sembra stolto, è la VERA SAPIENZA, ci dà quella forza, se veramente crediamo, se veramente abbiamo fede, di non farci ritenere impossibile né vivere come ci propone Dio nella pagina odierna né realizzare cio’ a cui il Signore ci chiama: “ essere perfetti come perfetto è il vostro Padre celeste “.

PERFETTI

Capite come ci vuole Dio?

E se ci vuole cosi’ significa che abbiamo le potenzialità per divenirlo.

Che significa?

Che diventiamo come Lui, che possiamo realizzare “ il sogno infranto “ di Adamo ed Eva?

No.

Significa sempre restare “ umili creature “ ma essere certi, per fede, come dice il bravo cantante Nek, che “ siamo fatti per amare…. nonostante noi “.

La perfezione a cui ci chiama Dio è “ amare sempre piu’ “, è “ amare come ha fatto Lui “.

Cio’ ci consentirà di diventare “ sapienti alla sua maniera “ e, pertanto di riuscire, a poco a poco, a vivere come Lui ci suggerisce.

Ci scopriremo cosi’ capaci anche di “ amare i nostri nemici “ e di “ pregare per coloro che ci perseguitano “.

In quel momento saremo perfetti e Dio smetterà di essere, definitivamente, una nostra “ speculazione intellettuale “ ma sarà divenuto “ esperienza concreta, esperienza di amore “.

Buona Domenica e buona riflessione a tutti.

Foto: mia.