don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo del 18 Febbraio 2023

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Non so se Pietro, Giacomo e Giovanni potevano immaginarsi che quella gita fuori porta, quella scampagnata sul monte Tabor, li avrebbe visti protagonisti di un evento che si fa fatica anche solo a raccontare:

li condusse soli, in disparte, sopra un alto monte. E fu trasfigurato in loro presenza; le sue vesti divennero sfolgoranti, candidissime, di un tal candore che nessun lavandaio sulla terra può dare. E apparve loro Elia con Mosè, i quali stavano conversando con Gesù.”

La luce, la visione, la presenza di Mosè ed Elia, sono segno che Gesù sta mostrando a questi suoi migliori amici la Sua divinità. E lo sta facendo non soltanto per affetto, ma per metterli al sicuro da tutto ciò che di lì a poco succederà. Infatti sempre loro tre si troveranno trascinati da Gesù sulle pendici di un altro monte, quello degli ulivi, chiamato Getsemani, e davanti ai loro occhi vedranno tutta l’umanità di Gesù, sfigurata questa volta dall’angoscia, dalla sofferenza, dalla lotta con l’idea stessa della morte.

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Sarà un momento di buio fitto e non più di luce splendente. Eppure queste due esperienze sono importanti per i discepoli. Essi devono sapere fino in fondo che Gesù non è solo vero uomo, ma anche vero Dio, ma che allo stesso tempo Egli non è solo vero Dio così che l’umanità è solo una finzione, ma Egli è anche veramente e totalmente uomo.

Il mistero del buio lo si capisce solo nel mistero della luce. E se la luce ci attrae fino al punto da mettere queste parole in bocca a Pietro:
«Rabbì, è bello stare qua; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia» è vero anche che davanti all’esperienza del buio quello che ci viene più normale fare, è ciò che fanno i discepoli dopo l’arresto di Gesù: “e fuggirono tutti”.

Di Gesù vorremmo tenerci la Sua divinità e scappare dalla sua umanità.
Ma per entrare nella divinità di Cristo bisogna passare attraverso la Sua umanità.
È l’umano la via che ci conduce a Dio.
È attraverso il buio della nostra debolezza che si giunge alla luce di saperci amati e salvi.


Commento al brano del Vangelo di: Mc 9, 2-13
AUTORE: don Luigi Maria Epicoco
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