p. Giovanni Nicoli – Commento al Vangelo del 16 Febbraio 2023

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La gente chi dice che io sia, chiede Gesù ai suoi discepoli? Incalzando subito il tutto con “ma voi, chi dite che io sia?”.

Mentre è per strada, Gesù fa una domanda ai suoi discepoli. Una domanda che rivolge a chiunque ogni giorno si trova per strada. Strada asfaltata, strada che è sentiero, strada che è il nostro quotidiano, strada che è cosa di cuore.

Questa domanda Gesù la rivolge ad ognuno di noi. Noi che siamo chiamati a rispondere mettendoci la vita. Non è una domanda intellettuale o semplicemente razionale, è una domanda vitale che noi siamo chiamati ad accogliere. Non è finalizzata a dire se va bene oppure no. È finalizzata a chiedere che noi usciamo allo scoperto della verità di ciò che siamo e che viviamo.

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Comunque noi rispondiamo a questa domanda noi esprimiamo ciò in cui crediamo. Meglio ancora: ciò a cui diamo valore con la nostra esistenza e nella nostra vita. Il nostro sperare, in questo contesto, evidenzia cosa coinvolge il nostro pensare e sentire che tocca il “perché siamo al mondo”.

Una domanda che ci può scandalizzare. Uno scandalo che o è in rapporto a Cristo oppure al fatto di essere personalmente cristiani. Ciò che è avvenuto nella storia e che anche noi tendiamo a ripetere è trasformare il cristianesimo in qualcosa di accettabile, in un paganesimo, diremmo con un’altra parola, finalizzato a salvare il salvabile, ad essere coperti di fronte ad una questione di vita bella.

Noi sappiamo ciò che è avvenuto: Gesù è morto in croce per amore. Gesù lo aveva detto come sarebbe andata a finire e Pietro lo ha rimproverato per questo suo dire. Gesù rimprovera Pietro, che aveva appena detto chi Gesù era, dicendogli: “Va’ dietro a me. Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini”. Pietro non dice amen di fronte alla affermazione di Gesù, come non dicono amen i suoi.

È un dato di fatto: la vita di Gesù sulla terra è un modo di essere tutto cristiano, secondo il bene del Padre per noi. Riesco ancora, è la domanda che mi sorge, a desiderare di vivere la mia vita come Lui? Mi sveglio aspirando di vivere la mia esistenza come l’ha vissuta Lui? Riscoprire la bellezza di potere aspirare a formare la mia vita su di Lui, è cosa bella di cui noi, normalmente, abbiamo paura.

Durante il mio camminare, quante volte ogni giorno rischio di assopirmi? Devo salvare il salvabile: per fare questo cerco vie di fuga da ogni coinvolgimento vitale. Il rischio di addormentarmi cercando vie di fuga, vie più belle, vie più sicure è cosa quotidiana. Il problema non è questo, il problema è come mi rapporto con questa mia tendenza a fuggire trovando ciò che è “meglio” per me, non importa se bene non è! La tentazione di fuggire è cosa quotidiana, è cosa “normale”. Il punto è se riesco a cogliere non quello che mi conviene ma quello che è bene, amore, forza per non cedere alla mia tentazione di fuga per avere un buon riscontro sociale.

Gesù che cammina con i sui discepoli, di fronte al loro riscontro, reagisce dicendo a cosa sta andando incontro nella scelta di vita. Lo dice mentre i discepoli stanno vivendo un buon cammino e un buon riscontro. È un ritorno ad una verità che è libertà che non ha necessità di apparire bene, quanto invece di cogliere la bellezza di vivere con libertà il bene, senza cedere alla tentazione di fare del bene e di vivere bene solo se qualcuno se lo merita.

Alla domanda su di Lui Gesù comunica cosa sta vivendo: un cammino di sofferenza. Questo in fondo altro non fa che essere per noi il richiamo che la direzione della vita si gioca nel guardare in avanti. Non è cosa schiava dell’insegnamento che indica sempre ciò che sta alle spalle. È ciò che vive Gesù che ci invita a cogliere la nostra personalità come luogo dove vivere la forza della propria vita che è anche cogliere la vitalità della propria sofferenza. Cogliere questo è dono di speranza: cosa vitale del nostro quotidiano.

Lasciarci oggi avvolgere da una spiritualità vitale che il Signore continua a vivere con noi e per noi, è un invito a ritornare a cogliere ciò che è bello, buono e giusto per la nostra esistenza. Non perché appare bene ed ha un bel riscontro sociale anche nelle nostre comunità, ma semplicemente perché passo dopo passo scopriamo chi incontriamo: Lui ci precede sulla vita quotidiana come invito a partire con Lui e grazie a Lui.

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