Questo brano meriterebbe pagine su pagine di commenti; cerchiamo di focalizzarci sui punti chiave. Nel primo versetto si parla di altri settantadue designati da Gesù. Perché settantadue? Perché secondo la Bibbia settantadue sono le nazioni della terra. Quindi se i dodici sono per il Regno di Israele (dodici sono infatti le tribù di Israele), i settantadue di questo mandato sono per il mondo intero.
Gesù non li delega ad agire a suo nome ma nel suo nome, e la missione che affida loro è di preparare la sua venuta mostrando il riflesso del suo santo volto (il testo originale greco dice infatti “li inviò a due a due davanti al suo volto”). Alla fine Gesù si reca da tutti noi, in qualunque parte del mondo ci troviamo, e allo stesso tempo affida a tutti noi questa missione di apostolato. L’obiettivo di un cristiano deve essere quello di somigliare ai discepoli, che somigliano a Gesù, che somiglia a Dio (“Chi ha visto me, ha visto il Padre”, cfr. Gv 14, 9).
Poi Gesù ci spiega l’animo con il quale andare in missione: come agnelli. Quindi in povertà, senza superbia o arroganza, ma affidandosi alla provvidenza e al disegno di Dio; in obbedienza, senza distrarsi e perdere tempo lungo la via, ma rimanendo con il cuore sempre fedele; in castità, senza la brama di possedere niente o nessuno, senza arrecare danno o offesa ad alcuno, ma come annunciatori ed operatori di pace. Ma dice anche in mezzo ai lupi, e cosa succede alla fine ad un agnello in mezzo ai lupi?
Viene mangiato, e come Gesù si è lasciato mangiare così noi dobbiamo offrire la nostra vita fino in fondo. Il messaggio importante, però, è che questo immolarsi non è un atto di mera sottomissione ma un atto di lotta contro il male! Ed è un atto vittorioso, perché Gesù così ha vinto la morte. Alla fine sia che la nostra pace venga accolta, sia che venga rifiutata, rimarremo uniti a Cristo perché è lui che ci ha mandato.
I commenti sono curati da Rita e Giovanni Giordanelli