“Se vuoi osservare i suoi comandamenti, essi ti custodiranno; se hai fiducia in lui, anche tu vivrai…. Grande infatti è la sapienza del Signore”
Il messaggio dei libri sapienziali è indicazione per un cammino di vita. L’incontro con Dio si realizza nell’operare quotidiano, nelle vicende ordinarie della vita, nel fare e nell’agire dei giorni. Anzi, il senso più profondo dell’esistenza, che è orizzonte da condividere con ogni essere umano in ricerca, si apre quando si coltiva la disponibilità ad accogliere un dono, la sapienza, che è modo di leggere le cose, sguardo alle dimensione essenziali del vivere. I libri sapienziali indicano così l’attitudine di affidamento al Signore, che è sorgente di sapienza, quale via per ritrovare il significato profondo dell’esistere e rispondere ai più profondi interrogativi del cuore. Si pensa che l’uomo religioso debba custodire e osservare una legge. Il saggio Ben Sira indica invece i comandamenti, cioè le parole del Signore saranno loro a custodire la vita. Nella fede si è custoditi da una parola che guida e orienta la vita. I comandamenti sono questo, parola come luce e guida ad un percorso di affidamento e di vita. Grande è la sapienza del Signore e ogni itinerario di ricerca di sapienza è apertura ad incontrare tale sorgente.
“parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo… lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio”.
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Anche Paolo parla di sapienza. Dietro alle sue parole sta la sua esperienza di uomo religioso che ad un certo punto ha vissuto l’evento sconvolgente di essere afferrato dal Signore Gesù Cristo, la scoperta che il suo impegno religioso era sovvertito dalla forza di un dono radicale che gli chiedeva solo affidamento e riconoscimento della gratuità della grazia. Paolo scopre che la sapienza di Dio ha un volto paradossale: si è manifestata in ciò che umanamente è debolezza e follia. Gesù Cristo, e questi crocifisso, è la sapienza di Dio. Paolo si è lasciato cambiare da questa scoperta sconvolgente e su di essa ha impostato tutta la sua vita. E’ una sapienza che non corrisponde ai criteri della forza, della violenza, della ricerca di potere e di grandezza. Non è sapienza come quella di chi domina il mondo in tanti modi. E’ diversa. Paolo scorge la comunicazione dello Spirito santo, che comunica la vita stessa di Dio nella sua profondità. E’ una sapienza che porta a vivere la follia e la debolezza della croce, nel porre il riferimento a Gesù come criterio decisivo per la vita.
“se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli”.
Gesù non è venuto per indicare una nuova legge, né ha inteso fondare una nuova religione. Neppure il suo intento è tratteggiare le linee di una nuova etica. La sua preoccupazione fondamentale è richiamare all’incontro con il Dio vicino e liberatore. Non è questione solo di parole ed è incontro che coinvolge la vita e la orienta in rapporti nuovi con gli altri. Così Gesù richiama alla legge di Israele come cammino di vita ma tale riferimento va oltre, con richiami alla radicalità e all’interiorità di tale incontro.
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Si tratta di vivere una giustizia, – nel senso di biblico di fedeltà all’alleanza perché Dio stesso è giusto in quanto fedele – nei termini di un’attenzione che giunge alla radice di quelle parole di Dio che custodiscono la vita. Da qui l’indicazione di un compimento che si attua nell’andare oltre le prescrizioni, ma interroga l’orientamento di fondo del cuore e chiede un cuore rinnovato. Non è sufficiente non uccidere, l’orizzonte che Gesù apre è quello di una scelta di scorgere nell’altro un tu da incontrare.
Non basta non commettere adulterio: Gesù richiama ad uno sguardo verso l’altro che riconosca dignità e che non renda le persone strumenti e oggetti da usare e scartare. Non basta non giurare il falso. Si tratta di vivere un orientamento di dirittura, di ricerca della verità e di trasmissione della verità.
Gesù richiama ad una giustizia sovrabbondante che è accoglienza della fedeltà-giustizia di Dio che non viene meno alla sua promessa e alla sua benedizione.
Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.