Paolo Curtaz – Commento al Vangelo del 7 Febbraio 2023

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La tradizione è un dono prezioso, essenziale alla trasmissione della fede. Deriva dal verbo latino tradere, che significa “consegnare”. Tutto quello che sperimentiamo nella nostra vita di fede lo abbiamo ricevuto: la Parola, i sacramenti, il Vangelo. Tutto. Consegnatoci da fratelli e sorelle che in quel cammino hanno trovato la vita vera e ce la donano. Una lunga consegna da bocca a orecchio, da cuore a cuore, che dagli apostoli giunge fino a noi oggi.

Abbiamo accolto il Vangelo dalle mani di altri uomini e donne come noi che a loro volta lo avevano ricevuto, perciò, la nostra è una fede apostolica” cioè fondata sull’annuncio dei Dodici. Perciò è così importante distinguere quanto, in ciò che crediamo, è essenziale e quanto è modo concreto di vivere quella fede, legata ai tempi e alla sensibilità di quel tempo. La tradizione viva della Chiesa non ha nulla a che vedere con tradizionalismo, che della tradizione ha solo l’ apparenza.

Ed è esattamente quanto dice oggi il Maestro nel Vangelo che di fronte all’ennesima obiezione dei pretoriani della fede, dei devoti giudicanti che accusano i discepoli di non praticare le abluzioni rituali prima del pasto, pone P accento sulle cose essenziali che poco han- no a che vedere con le “tradizioni degli uomini”. Non consegna nulla, il tradizionalismo, preserva se stesso facendo delle proprie convinzioni un idolo. Ed è cattiva abitudine che avvelena la ricerca spirituale più autentica, se non vigiliamo attentamente.

Così Gesù cita una tipica furberia del tempo: per evitare di mantenere i genitori anziani, si impegnava il proprio patrimonio per il tesoro del tempio (in futuro ovviamente), apparendo fintamente generosi e trasgredendo il precetto dell’onore ai genitori. E quante volte, anche nelle nostre comunità, si confondono (a volte sane e belle) consuetudini vendendole come precetti divini!

Non confondiamo mai le tradizioni degli uomini che rischiano di annullare la parola di Dio, per non scivolare nell’ipocrisia di chi si specchia nel proprio ego spirituale e non nello sguardo di Dio.

Fonte: Il mensile “Amen – la Parola che salva

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