Mio Dio, ti adoro tra la Santa Vergine e San Giuseppe. Mi stringo tra loro a te…. eccomi ai tuoi piedi… Fa’ che ti guardi senza sosta, che ti ascolti perfettamente, che ti ami con tutto il mio cuore… «Non sono venuto ad abolire la legge e i profeti», no, poiché sono io che li ho fatti, e poiché le loro parole sono le mie parole, ma a «compierle» cioè: 1° realizzare ciò che hanno profetizzato e raffigurato, 2° terminare, completare la loro opera, darle l’ultima perfezione. …
«Il cielo e la terra non passeranno prima che tutto ciò che è nella legge non si compia». La realizzazione di tutto ciò che è profetizzato e raffigurato nella legge si compirà necessariamente, poiché è la parola di Dio, la cui prescienza è infallibile. Sono così lontano dall’abrogare la legge che vi dichiaro nella maniera più formale che la fine del mondo verrà quando tutte le sue profezie e le sue figure si saranno realizzate nel modo più completo fino ad uno iota e fino ad un punto.» «Chi allenterà uno dei comandamenti, anche i minori, della legge, e avrà insegnato questo agli altri, sarà nell’ultima fila il giorno del giudizio.»
Tutti i comandamenti della legge restano stabili, ma io li «compio, li porto al loro ultimo compimento», perfezionandone un certo numero. Nessuno è abolito, ma parecchi sono perfezionati da me. Non ho abolito i sacrifici, ma li perfeziono, li porto al loro «ultimo compimento», sostituendo le vittime grossolane con «l’ostia pura» predetta dai profeti. Non abolisco il sacerdozio, ma lo perfeziono, lo conduco al suo «compimento finale», sostituendo il sacerdozio ereditario con un altro sacerdozio dove la dignità si trasmette in maniera completamente pura e angelica.
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Non abolisco la circoncisione, ma la perfeziono, la porto al «suo perfetto compimento», sostituendola con il battesimo che rende all’anima una purezza così grande e una dignità così alta, che questo le apre le porte del cielo. Non abolisco il tempio di Salomone, il tabernacolo di Gerusalemme e il culto della legge di Mosè, ma li perfeziono, li conduco alla loro perfetta compiutezza, al loro compimento definitivo quaggiù, sostituendoli con i tempi, i tabernacoli, il culto di cui i primi erano solo la figura profetica. …
Chi dunque trascurerà il minore dei comandamenti, cioè dei comandamenti che do al presente, comandamenti nella loro forma «compiuta», perfetta e definitiva, come io ve li presento, costui sarà «nell’ultima fila il giorno del giudizio», anche se il comandamento che viola è «uno dei minori». Tutti i comandamenti che faccio sono grandi e infinitamente grandi, poiché tutti escono dalla bocca di Dio, sono l’opera di Dio; sebbene alcuni miei comandamenti siano di minore importanza di altri, come anche le mie creature sono di ineguale perfezione, tutti i miei comandamenti devono essere per te di un valore inestimabile, sia in seguito al rispetto infinito e uguale che tu devi a tutti loro in quanto provengono dal tuo Maestro e Signore, sia in seguito all’amore infinito e uguale che tu devi a tutti loro poiché provenienti dal tuo divino Beneamato.
È dunque vero che ci sono dei comandamenti minori gli uni rispetto agli altri, sia ai miei occhi che ai tuoi, sia in essi stessi; ma è vero anche che tutti i miei comandamenti devono essere compiuti da te con un rispetto, un’obbedienza, un amore assolutamente uguale, a causa di Colui che è il loro autore comune, da cui ogni parola deve essere ricevuta da te con un rispetto, un amore, un’obbedienza infinita, senza misura, e di conseguenza uguale. …
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Chi viola il minore dei comandamenti «compiuti» e definitivi che do, sarà dunque «nell’ultima fila il giorno del giudizio», cioè: all’ora della sua morte: sarà tanto più punito all’inferno, dovrà subire un’espiazione tanto più dolorosa in purgatorio, avrà un grado tanto meno elevato in cielo, quanto le sue trasgressioni saranno state sia più gravi, sia meno espiate, sia più perseveranti, sia meno cancellate nei suoi ultimi momenti dalla contrizione e dai sacramenti. Ma «chi avrà praticato e insegnato, sarà grande nel regno dei cieli», chi predica con l’esempio, sarà grande nel cielo, e quando all’esempio si unisce la parola nella misura in cui glielo comando, riceve un gradino di gloria in più per questo atto di obbedienza.
Traduzione a cura delle Discepole del Vangelo. Fonte
La vicenda spirituale di Charles de Foucauld (1858-1916) continua anche oggi ad essere motivo di interesse diffuso tra cristiani e non cristiani, poiché si affida a valori umani sempre più cercati, diventati ormai rari nelle nostre comunità civili: il primato di Dio, le relazioni umane, la cura del prossimo, la qualità della vita ordinaria.Il vangelo rimane la parola più autorevole per introdurre il credente ad una vita autentica. Charles de Foucauld ha sostato a lungo sui testi evangelici, per imparare a vivere in modo fedele un’esistenza degna di essere vissuta: una vita a imitazione di Gesù. Le meditazioni sul vangelo di Giovanni, che egli ha realizzato in Terra santa, possono essere considerate come un insieme di lezioni di vita cristiana, una raccolta di indicazioni pedagogiche per imparare, giorno dopo giorno, a seguire il Signore nella propria condizione di vita, in ascolto delle reali esigenze del mondo d’oggi.
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Immagine iniziale: ERMITAGE PERE CHARLES DE FOUCAULD – ASSEKREM di Salim B su flickr.com