Nella maggior parte dei casi il senso che utilizziamo per entrare in contatto con Dio è l’udito. La Parola è ciò con cui tutto ha inizio; era il Verbo, in principio. Oggi, Gesù vuole coinvolgere anche altri due dei nostri sensi: il gusto e la vista. Scopriamo allora dove il Signore ci vuole portare con questo “viaggio sensoriale”.
Gesù inizia il suo discorso usando un “tormentone” dell’epoca: Se il sale perde sapore, infatti, è una citazione del Talmud (la tradizione orale ebraica) e quello considerato come un paradosso, ridicolo per i rabbini, Gesù lo utilizza per spiegare che è lui a dare il sapore al sale. Volendo quasi già annunciare, per certi versi, il mistero eucaristico, Dio vuole che lo gustiamo perché possiamo conoscere e riconoscere il suo sapore così come la sua voce.
Parlando della vista e della luce, Gesù dice ai discepoli che loro sono la luce del mondo, ma che questo è possibile solo perché la fonte della luce è sempre Gesù. Lui è la vera luce che per prima arriva nel mondo—luce da luce, come recitiamo della professione di fede—ed è grazie alla sua luce che noi possiamo risplendere. E la luce non muta in nessun modo la realtà, ma illumina le opere e la coscienza degli uomini.
Non è cioè la luce, Gesù, che opera direttamente ma siamo noi chiamati a testimoniare la luce con la vita e le opere. Ancora una volta il Vangelo ci ricorda che il nostro compito da cristiani è quello di non nascondere e nascondersi dalla Parola di Dio ma di annunciarla, non solo per portare frutto nella nostra vita ma anche in quella di chi ci circonda.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
I commenti sono curati da Rita e Giovanni Giordanelli