Enzo Bianchi โ€“ Commento al Vangelo del 5 Febbraio 2023

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Tra nascondimento e visibilitร 

Essere sale e luce non puรฒ mai essere per il cristiano e per la comunitร  cristiana nel suo insieme un dato acquisito una volta per tutte, una garanzia, ma รจ sempre un evento di grazia che avviene quando cโ€™รจ obbedienza del credente e della comunitร  alla parola del Signore Gesรน, quando si custodisce e si realizza la parola del Vangelo.

Brevi note sulla prima lettura

Isaia 58,7-10

In ogni comunitร  si registrano situazioni di contraddizione alla parola di Dio. Sono ore di oscuritร , di nebbia. Continuano le liturgie, si mantengono vive le istituzioni, ma non cโ€™รจ piรน autentica missione verso il mondo nรฉ sapore nella vita dei credenti. Il profeta Isaia intravede una tale situazione e allora richiama tutti a tornare alla concreta obbedienza alla volontร  di Dio. Cโ€™รจ un digiuno, quello del condividere, dello spezzare il pane con il povero, che รจ piรน decisivo e autentico di quello dal cibo. Cโ€™รจ un fare misericordia ai bisognosi che รจ piรน importante delle liturgie al tempio. Se vi sarร  questo comportamento, allora la comunitร  dei credenti brillerร  di luce, riprenderร  forza e convinzione, e sarร  perciรฒ missionaria nel mondo.

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Ai destinatari delle beatitudini (cf. Mt 5,1-12), a quelli a cui รจ donato il regno dei cieli, Gesรน indirizza altre parole, per rivelare la loro identitร : sale della terra, luce del mondo, cittร  collocata sopra un monte. Anche queste parole rivelano il motivo delle beatitudini: i discepoli autentici sono felicitati, colmi di beatitudine, perchรฉ sono anche portatori di cose buone e necessarie a tutti gli esseri umani. A loro รจ promessa una ricompensa grande nei cieli, ma giร  ora hanno una responsabilitร , un significato, una missione nella storia umana.

Nella nostra vita ci sono cose essenziali, di cui si ha bisogno, e per gli antichi la luce e il sale erano considerati tali: senza la luce non era possibile la vita e senza il sale la vita sarebbe stata priva di gusto. Ecco allora la prima dichiarazione di Gesรน: โ€œVoi siete il sale della terraโ€. Innanzitutto va messo in risalto il โ€œvoiโ€, che nel vangelo secondo Matteo viene spesso usato da Gesรน per indicare non singoli individui alla sua sequela, ma una comunitร , un corpo. Si pensi solo allโ€™affermazione: โ€œVoi siete tutti fratelliโ€ (Mt 23,8). Ovvero, nella relazione con il mondo i cristiani devono essere sale e luce, ma nelle relazioni tra loro sono fratelli, ed รจ proprio questa fraternitร  vissuta nellโ€™amore intelligente (cf. Mc 9,50) che, come luce, puรฒ diffondersi in mezzo a tutta lโ€™umanitร .

Ma perchรฉ i discepoli possono essere โ€œsale della terraโ€? Perchรฉ nellโ€™antichitร , cosรฌ come oggi, il sale aveva e ha soprattutto due funzioni: dare gusto al cibo e conservare gli alimenti, avendo la capacitร  di purificare e di impedire la decomposizione. Lโ€™immagine รจ ardita ma riesce a colpire chi ascolta: tutti cerchiamo di dare sapore alla vita, di lottare contro la decomposizione, e i cristiani in particolare sono chiamati ad adempiere questo compito specifico. Chi cucina, sa che mettere il sale nei cibi richiede discernimento e misura, ma รจ soprattutto consapevole di compiere questa azione per dare gusto. Ebbene, i cristiani devono esercitare tale discernimento e conoscere la โ€œmisuraโ€ della loro presenza tra gli uomini: solidarietร  fino a โ€œnascondersiโ€ come il sale negli alimenti, e misura, discrezione, consapevolezza di essere solo apportatori di gusto. Nellโ€™Antico Testamento รจ testimoniata anche โ€œlโ€™alleanza del saleโ€ (Nm 18,19; 2Cr 13,5), cioรจ un patto stipulato spargendo sale, per esprimerne la perseveranza fedele. Insomma, come il sale, la comunitร  cristiana inocula diastasi nella societร , invita a resistere alla decomposizione, al venir meno dellโ€™umanizzazione. Ma Gesรน avverte che, per svolgere nel mondo la funzione del sale, occorre essere autentici e non diventare insipidi. Se il sale non mantiene la sua qualitร , allora non serve piรน, ma puรฒ essere solo buttato via; cosรฌ anche la comunitร  cristiana, se diviene mondana, appiattendosi sul โ€œcosรฌ fan tuttiโ€, se non รจ piรน capace di avere la sua specificitร , la โ€œdifferenza cristianaโ€, non ha piรน ragione di essere.

Segue la seconda immagine utilizzata da Gesรน: โ€œVoi siete la luce del mondoโ€. Nel quarto vangelo Gesรน stesso dice di sรฉ: โ€œIo sono la luce del mondoโ€ (Gv 8,12), rivelazione che illumina questa parola del vangelo secondo Matteo. La comunitร  cristiana รจ associata al suo Signore e Maestro: non risplende di luce propria, ma la riceve e la riflette. La luce รจ essenziale per la vita sulla terra: senza il sole, la terra sarebbe un morto deserto. La luce รจ la vita, per questo Dio รจ celebrato nelle Scritture mediante questa metafora: egli รจ fonte della luce (cf. Sal 36,10), รจ โ€œsplendente di luceโ€ (Sal 76,5), รจ โ€œavvolto in un manto di luceโ€ (Sal 104,2), e perciรฒ il suo insegnamento, le sue parole sono luce. Come suo riverbero, anche i protagonisti di una missione voluta da lui sono luce: Gerusalemme come luogo da cui esce la parola del Signore (cf. Is 60,1-3), il Servo del Signore costituito โ€œluce per le gentiโ€ (Is 42,6; 49,6). Per questo anche la comunitร  di Gesรน รจ detta โ€œluce del mondoโ€: non รจ il sole, ma รจ una realtร  illuminata dal โ€œsole di giustiziaโ€ (Ml 3,20), dal โ€œsole che sorge dallโ€™altoโ€ (Lc 1,78). I cristiani sono dunque โ€œfigli della luceโ€ (Lc 16,8; Gv 12,36; Ef 5,8; 1Ts 5,5) e devono brillare come stelle annunciando la parola di vita (cf. Fil 2,15-16).

La vocazione di Gerusalemme รจ dunque ora vocazione della comunitร  cristiana che, proprio in quanto realtร  illuminata dal Signore, puรฒ attirare a sรฉ gli sguardi e i cammini di tutta lโ€™umanitร  (cf. Is 2,1-5; 60). Lโ€™immagine della cittร  sul monte, percepibile di lontano quale punto di orientamento, illustra bene la missione della comunitร  cristiana: illuminare, orientare i cammini dellโ€™umanitร . Questa attrazione รจ un dovere, una responsabilitร . Ma si faccia attenzione: non si tratta di assumere unโ€™ostentazione trionfalistica o di risplendere a tal punto da accecare gli altri. Si tratta semplicemente di dimorare lร  dove Dio ci ha dato di stare, senza preoccuparci troppo: ovvero, di non impedire alla luce ricevuta dal Signore di rifrangersi e ricadere sugli altri. Nessuna ostentazione, come quella di certi ipocriti che Gesรน rimprovera (cf. Mt 6,1-2.5.16), nessuna ansietร  di convertire o di far vedere ciรฒ di cui siamo capaci, ma la semplice e umile capacitร  di lasciare che la luce donataci dal Signore si diffonda. Conosciamo bene la tentazione che assale noi credenti: diciamo di voler โ€œdare testimonianzaโ€ e cosรฌ presentiamo agli altri la nostra vita, le nostre opere, le nostre storie, per ricevere consensi e applausi. Come non denunciare lโ€™imperversare negli ultimi decenni della moda, diffusa in molte assemblee ecclesiali, del racconto di sรฉ come testimonianza? No, il discepolo autentico si ignora, non festeggia se stesso o la realtร  a cui appartiene, ma celebra il Signore e la sua grazia mai meritata.

Infine, Gesรน parla per la prima volta del โ€œPadre vostro che รจ nei cieliโ€. รˆ lui che deve essere glorificato, a lui va riconosciuta lโ€™origine di ogni buona azione: quelle azioni compiute dal discepolo di Cristo, quelle opere di misericordia e di giustizia richieste giร  dal profeta Isaia al popolo di Dio (cf. prima lettura), quando sono viste dagli altri possono causare in loro il riconoscimento dellโ€™amore operante di Dio, che per tutti รจ il Padre che รจ nei cieli. Ecco dunque come la chiesa, nella feconda dialettica tra nascondimento e rivelazione, puรฒ stare nel mondo senza integralismi e senza essere militante, ma predisponendo tutto puntualmente affinchรฉ la parola del Signore operi in lei e tra gli uomini e le donne della terra.

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Essere sale e luce non puรฒ mai essere per il cristiano e per la comunitร  cristiana nel suo insieme un dato acquisito una volta per tutte, una garanzia, ma รจ sempre un evento di grazia che avviene quando cโ€™รจ obbedienza del credente e della comunitร  alla parola del Signore Gesรน, quando si custodisce e si realizza la parola del Vangelo. Non si dimentichi che i cristiani sono dei โ€œchiamatiโ€ (รฉkkletoi) dal Signore nella sua chiesa (ekklesรญa), ma questa vocazione puรฒ da loro essere mutata in de-vocazione: sรฌ, possiamo ritornare indietro, perdere il sapore, opacizzare e affievolire la luce ricevuta dal Signore.

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi