Tra nascondimento e visibilitร
Essere sale e luce non puรฒ mai essere per il cristiano e per la comunitร cristiana nel suo insieme un dato acquisito una volta per tutte, una garanzia, ma รจ sempre un evento di grazia che avviene quando cโรจ obbedienza del credente e della comunitร alla parola del Signore Gesรน, quando si custodisce e si realizza la parola del Vangelo.
Brevi note sulla prima lettura
Isaia 58,7-10
In ogni comunitร si registrano situazioni di contraddizione alla parola di Dio. Sono ore di oscuritร , di nebbia. Continuano le liturgie, si mantengono vive le istituzioni, ma non cโรจ piรน autentica missione verso il mondo nรฉ sapore nella vita dei credenti. Il profeta Isaia intravede una tale situazione e allora richiama tutti a tornare alla concreta obbedienza alla volontร di Dio. Cโรจ un digiuno, quello del condividere, dello spezzare il pane con il povero, che รจ piรน decisivo e autentico di quello dal cibo. Cโรจ un fare misericordia ai bisognosi che รจ piรน importante delle liturgie al tempio. Se vi sarร questo comportamento, allora la comunitร dei credenti brillerร di luce, riprenderร forza e convinzione, e sarร perciรฒ missionaria nel mondo.
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Ai destinatari delle beatitudini (cf. Mt 5,1-12), a quelli a cui รจ donato il regno dei cieli, Gesรน indirizza altre parole, per rivelare la loro identitร : sale della terra, luce del mondo, cittร collocata sopra un monte. Anche queste parole rivelano il motivo delle beatitudini: i discepoli autentici sono felicitati, colmi di beatitudine, perchรฉ sono anche portatori di cose buone e necessarie a tutti gli esseri umani. A loro รจ promessa una ricompensa grande nei cieli, ma giร ora hanno una responsabilitร , un significato, una missione nella storia umana.
Nella nostra vita ci sono cose essenziali, di cui si ha bisogno, e per gli antichi la luce e il sale erano considerati tali: senza la luce non era possibile la vita e senza il sale la vita sarebbe stata priva di gusto. Ecco allora la prima dichiarazione di Gesรน: โVoi siete il sale della terraโ. Innanzitutto va messo in risalto il โvoiโ, che nel vangelo secondo Matteo viene spesso usato da Gesรน per indicare non singoli individui alla sua sequela, ma una comunitร , un corpo. Si pensi solo allโaffermazione: โVoi siete tutti fratelliโ (Mt 23,8). Ovvero, nella relazione con il mondo i cristiani devono essere sale e luce, ma nelle relazioni tra loro sono fratelli, ed รจ proprio questa fraternitร vissuta nellโamore intelligente (cf. Mc 9,50) che, come luce, puรฒ diffondersi in mezzo a tutta lโumanitร .
Ma perchรฉ i discepoli possono essere โsale della terraโ? Perchรฉ nellโantichitร , cosรฌ come oggi, il sale aveva e ha soprattutto due funzioni: dare gusto al cibo e conservare gli alimenti, avendo la capacitร di purificare e di impedire la decomposizione. Lโimmagine รจ ardita ma riesce a colpire chi ascolta: tutti cerchiamo di dare sapore alla vita, di lottare contro la decomposizione, e i cristiani in particolare sono chiamati ad adempiere questo compito specifico. Chi cucina, sa che mettere il sale nei cibi richiede discernimento e misura, ma รจ soprattutto consapevole di compiere questa azione per dare gusto. Ebbene, i cristiani devono esercitare tale discernimento e conoscere la โmisuraโ della loro presenza tra gli uomini: solidarietร fino a โnascondersiโ come il sale negli alimenti, e misura, discrezione, consapevolezza di essere solo apportatori di gusto. NellโAntico Testamento รจ testimoniata anche โlโalleanza del saleโ (Nm 18,19; 2Cr 13,5), cioรจ un patto stipulato spargendo sale, per esprimerne la perseveranza fedele. Insomma, come il sale, la comunitร cristiana inocula diastasi nella societร , invita a resistere alla decomposizione, al venir meno dellโumanizzazione. Ma Gesรน avverte che, per svolgere nel mondo la funzione del sale, occorre essere autentici e non diventare insipidi. Se il sale non mantiene la sua qualitร , allora non serve piรน, ma puรฒ essere solo buttato via; cosรฌ anche la comunitร cristiana, se diviene mondana, appiattendosi sul โcosรฌ fan tuttiโ, se non รจ piรน capace di avere la sua specificitร , la โdifferenza cristianaโ, non ha piรน ragione di essere.
Segue la seconda immagine utilizzata da Gesรน: โVoi siete la luce del mondoโ. Nel quarto vangelo Gesรน stesso dice di sรฉ: โIo sono la luce del mondoโ (Gv 8,12), rivelazione che illumina questa parola del vangelo secondo Matteo. La comunitร cristiana รจ associata al suo Signore e Maestro: non risplende di luce propria, ma la riceve e la riflette. La luce รจ essenziale per la vita sulla terra: senza il sole, la terra sarebbe un morto deserto. La luce รจ la vita, per questo Dio รจ celebrato nelle Scritture mediante questa metafora: egli รจ fonte della luce (cf. Sal 36,10), รจ โsplendente di luceโ (Sal 76,5), รจ โavvolto in un manto di luceโ (Sal 104,2), e perciรฒ il suo insegnamento, le sue parole sono luce. Come suo riverbero, anche i protagonisti di una missione voluta da lui sono luce: Gerusalemme come luogo da cui esce la parola del Signore (cf. Is 60,1-3), il Servo del Signore costituito โluce per le gentiโ (Is 42,6; 49,6). Per questo anche la comunitร di Gesรน รจ detta โluce del mondoโ: non รจ il sole, ma รจ una realtร illuminata dal โsole di giustiziaโ (Ml 3,20), dal โsole che sorge dallโaltoโ (Lc 1,78). I cristiani sono dunque โfigli della luceโ (Lc 16,8; Gv 12,36; Ef 5,8; 1Ts 5,5) e devono brillare come stelle annunciando la parola di vita (cf. Fil 2,15-16).
La vocazione di Gerusalemme รจ dunque ora vocazione della comunitร cristiana che, proprio in quanto realtร illuminata dal Signore, puรฒ attirare a sรฉ gli sguardi e i cammini di tutta lโumanitร (cf. Is 2,1-5; 60). Lโimmagine della cittร sul monte, percepibile di lontano quale punto di orientamento, illustra bene la missione della comunitร cristiana: illuminare, orientare i cammini dellโumanitร . Questa attrazione รจ un dovere, una responsabilitร . Ma si faccia attenzione: non si tratta di assumere unโostentazione trionfalistica o di risplendere a tal punto da accecare gli altri. Si tratta semplicemente di dimorare lร dove Dio ci ha dato di stare, senza preoccuparci troppo: ovvero, di non impedire alla luce ricevuta dal Signore di rifrangersi e ricadere sugli altri. Nessuna ostentazione, come quella di certi ipocriti che Gesรน rimprovera (cf. Mt 6,1-2.5.16), nessuna ansietร di convertire o di far vedere ciรฒ di cui siamo capaci, ma la semplice e umile capacitร di lasciare che la luce donataci dal Signore si diffonda. Conosciamo bene la tentazione che assale noi credenti: diciamo di voler โdare testimonianzaโ e cosรฌ presentiamo agli altri la nostra vita, le nostre opere, le nostre storie, per ricevere consensi e applausi. Come non denunciare lโimperversare negli ultimi decenni della moda, diffusa in molte assemblee ecclesiali, del racconto di sรฉ come testimonianza? No, il discepolo autentico si ignora, non festeggia se stesso o la realtร a cui appartiene, ma celebra il Signore e la sua grazia mai meritata.
Infine, Gesรน parla per la prima volta del โPadre vostro che รจ nei cieliโ. ร lui che deve essere glorificato, a lui va riconosciuta lโorigine di ogni buona azione: quelle azioni compiute dal discepolo di Cristo, quelle opere di misericordia e di giustizia richieste giร dal profeta Isaia al popolo di Dio (cf. prima lettura), quando sono viste dagli altri possono causare in loro il riconoscimento dellโamore operante di Dio, che per tutti รจ il Padre che รจ nei cieli. Ecco dunque come la chiesa, nella feconda dialettica tra nascondimento e rivelazione, puรฒ stare nel mondo senza integralismi e senza essere militante, ma predisponendo tutto puntualmente affinchรฉ la parola del Signore operi in lei e tra gli uomini e le donne della terra.
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Essere sale e luce non puรฒ mai essere per il cristiano e per la comunitร cristiana nel suo insieme un dato acquisito una volta per tutte, una garanzia, ma รจ sempre un evento di grazia che avviene quando cโรจ obbedienza del credente e della comunitร alla parola del Signore Gesรน, quando si custodisce e si realizza la parola del Vangelo. Non si dimentichi che i cristiani sono dei โchiamatiโ (รฉkkletoi) dal Signore nella sua chiesa (ekklesรญa), ma questa vocazione puรฒ da loro essere mutata in de-vocazione: sรฌ, possiamo ritornare indietro, perdere il sapore, opacizzare e affievolire la luce ricevuta dal Signore.
Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi