Nel testo si muovono vari attori: osservando ognuno di essi si può capire una diversa sfumatura del brano. C’è Giàiro, una persona di spicco, che nonostante il suo ruolo si prostra davanti a Gesù, riconosce il suo fallimento di fronte a un fatto tragico della sua vita. Presenta a Gesù la sua terribile situazione di padre con una figlia morente, ma lascia aperto uno spiraglio di speranza e fede. Così Gesù lo segue.
In questa prima parte del testo Gesù è circondato dalla folla, attore senza volto che ritorna costantemente in tutti i Vangeli. È un mare di persone che si accalcano, che si stringono intorno a Gesù e che a lui chiedono qualcosa, ma senza uscire “dal mucchio”, senza provare ad incontrare da vicino il Signore. Siamo noi quando in coro ripetiamo preghiere e invocazioni, ma non ci lasciamo interrogare personalmente da quello che il Signore ci dice.
Nell’insieme anonimo e rumoroso della folla emerge l’emorroissa. È una donna isolata da tutti, colpita da un male che le impedisce di entrare in relazione con gli altri. Il sangue, nel mondo ebraico, indica la vita, perciò l’emorroissa è una persona che si sta spegnendo. Eppure, pur nell’insicurezza data dalla sua situazione, ha la fede del “granello di senape” (Lc 17, 6) e vede nell’entrare in contatto, anche minimo, con Gesù, la strada per la sua redenzione.
E infine c’è Gesù, cardine di tutto. Quando è raggiunto dal capo della sinagoga è sul mare, probabilmente sta parlando alla folla, ma alla sua richiesta si interrompe, si alza e lo segue. Sulla strada è toccato dall’emorroissa. Se ne accorge, la cerca, la guarda. C’è salvezza per tutti: a Gesù basta poco, risponde ai nostri timidi gesti di fede donandoci quanto speravamo, e anche di più. Se lasciamo il nostro sguardo disperato sulla realtà e entriamo in contatto con Cristo, lui ci salva. Fa rinascere in noi quella bambina che “non è morta, ma dorme”, ci restituisce il nostro essere in pienezza, che è degno di vita, di relazione, di salvezza.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
I commenti sono curati da Marta e Enrico Puglisi