padre Giovanni Vannucci – Commento al Vangelo per domenica 22 Gennaio 2023

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III Domenica del Tempo Ordinario 

Anno A – Is 8,23b – 9,3; Sal 26; 1Cor 1,10-13.17; Mt 4,12-23 

LA NUOVA ERA 

Giovanni Vannucci O.S.M., in Risveglio della coscienza, ed. Servitium, Milano 1984-20192; “La nuova  era” Anno A 

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Facendo un confronto tra le figure  veterotestamentarie e neotestamentarie degli  annunciatori della parola, si rimane colpiti  dalla differenza delle loro professioni  d’origine: i primi, di provenienza pastorale,  Abramo, Giacobbe, Mosè sono pastori; mentre  i secondi, Pietro, Giacomo, Giovanni, sono  pescatori. La loro missione è quella di essere  «pescatori di uomini» (Matteo 4, 19). I quattro  Vangeli sono pieni di mare, di barche, di scene  di pesca, di gente che sta sulla riva; Cristo  cammina sulle acque come signore del mare, la  fede permette a Pietro di camminare sulle  acque; il Risorto incontra i discepoli sulla riva  del mare e offre loro del pesce arrostito; agli  apostoli vien detto: «Montate sulla barca e  andate al largo», non come a Mosè e ad Elia:  «Salite sul monte». 

Questo confronto ci stupisce di più, se  teniamo conto che l’ambiente geografico è lo  stesso, tanto per i profeti dell’antica alleanza  che per gli apostoli. 

Così sorge naturale la domanda: questa  trasformazione delle figure degli annunciatori  non ha forse un significato? Perché i primi sono  pastori e i secondi pescatori? Perché ai primi  viene affidato il mandato di riunire un popolo,  non tutti i popoli, attorno a una legge, a un rito,  a un luogo di culto, mentre ai secondi vien  detto: «Sarete pescatori di uomini, non di un  popolo ma di tutti gli uomini, ad essi  annunciate una legge nuova: l’amore»? 

Nella notte santa gli angeli discesero dal  cielo, risvegliando i pastori di pecore,  annunciarono la nascita di un mediatore tra il  cielo inaccessibile e il gregge umano, assopito  nell’attesa del nuovo fuoco: l’Agnello,  discendente di David, il pastore di greggi, che,  dopo il battesimo nelle acque del Giordano,  sceglierà dei pescatori di pesci per pascolare le  sue pecorelle. 

Il significato di questa trasformazione va  trovato nel mutamento di coscienza portato da  

Cristo. Con il suo avvento, nel grande orologio  del cielo, si compiva un giro del quadrante  zodiacale: il sole lasciava la zona caratterizzata  dal segno dell’“Ariete”, ed entrava in quella  delimitata dalla costellazione dei “Pesci”. 

Nel simbolismo zodiacale, che indica le  tendenze tipiche di ciascun segno, quello dei  Pesci è un segno duplice, e sta a significare che  per l’umanità iniziava un’esperienza dualistica.  Essa avrebbe permesso la formazione della  mentalità analitica: il pensiero dialettico nella  scienza come nella teologia. Fu l’era dei conflitti  tra le opinioni, tra materialismo e  spiritualismo, tra la fede obbligatoria e il libero  pensiero, l’era della rivalità delle dottrine, in  cui ciascuna ideologia pretendeva di imporsi  alla massa come unica ed esclusiva. 

Questa novità è espressa nella doppia figura  del segno dei Pesci; essa era una grandezza di  coscienza, ma insieme un rischio di possibili  tirannie e conflitti. L’immagine del pesce  conteneva l’indicazione per superare il rischio:  essa è il segno dell’amore-comunione, 

dell’amore-dedizione che avrebbe dovuto  collegare i termini dell’opposizione dialettica  in quella superiore unità che nasce dal  reciproco rispetto. L’amore-dedizione si  inseriva, come forza unificatrice, nei conflitti  che sarebbero nati col sorgere della nuova  coscienza dialettica e dualistica. 

I pescatori d’uomini sono chiamati a non  avere altra pretesa che la salvezza di quanto di  umano e di divino è nell’uomo; la verità teorica  non li deve impressionare, convinti che essa  non rende migliore l’uomo, che nessuna  conoscenza astratta può aiutarlo a viver  meglio, che nessuna legislazione lo salva. 

Il loro dominio è lo spirito, che espande  l’anima e non circoscrive l’intelletto; l’amore  che, onda vitale, passa di cuore in cuore e va  diritto al suo bersaglio, come la freccia lanciata,  e procura un’ebbrezza superiore a tutte le  conoscenze.

L’amore non dà una spiegazione dell’universo, una giustificazione dell’operato  umano, una terapeutica sapiente; non fa  sorgere degli scienziati, dei giudici, dei  guaritori. L’amore non spiega niente, non  giustifica niente, rilancia il movimento della  vita: i ciechi ritrovano la vista, i sordi l’udito, i  morti la vita, i liberi nello spirito ne sentono  l’appello e trasaliscono di gioia. 

L’amore prende tutto ciò che è stato per  impastarlo di nuovo, per togliervi quei germi  di razionalità che sono vecchiaia e morte.  L’amore suscita l’improbabile, l’impossibile, il  prodigio per il quale l’uomo scopre che non  può comprendere il mistero dell’amore divino,  né possederlo, né vincerlo. 

Quando Cristo passa vicino ai pescatori apostoli, essi ne sentono il fascino,  abbandonano tutto per attuare quello che il  loro mestiere simboleggiava: estrarre le forme  viventi dall’indistinta massa delle acque e  portarle alla luminosità del nuovo sole sorto  con Cristo. Depongono gli strumenti per la  cattura dei pesci e prendono quelli che Cristo  offriva loro per l’illuminazione degli uomini:  l’amore, il silenzioso e sostanziale dono di se  stessi, la vita accettata e vissuta come servizio,  l’ardimento di fronte ad ogni rischio. 

«Quando sarete interrogati dagli uomini  non vi preoccupate di essere al livello culturale  di chi vi inquisisce: vivete l’amore,  consumatevi nel dono di voi stessi, sentitevi  servi anche di chi non la pensa come voi, non  ripiegate di fronte ad alcun rischio; lo Spirito,  che scende in voi attraverso queste qualità,  parlerà per voi e vi darà la sapienza e la forza  necessaria per aiutare gli uomini a liberarsi  dagli ingorghi del vasto mare dell’esistenza e  farli ascendere nella pienezza della luce.»  

L’amore sarà la forza che opererà la sintesi  delle contrastanti analisi, il dono di sé fino alla  consumazione sarà il lievito che farà ascendere  la massa umana alla verità e al rispetto di tutti  i frammenti di verità; il senso del servizio  aprirà la via a scoprire l’umiltà necessaria,  perché tutti si accettino come figli di uno stesso  Padre, l’accettazione ferma del rischio sarà il  segno di una fede intrepida che tutto osa e tutto  spera nel nome di Dio e, soprattutto, manterrà  la coscienza libera da ogni inerte ripiegamento  sulle posizioni raggiunte. 

Gesù vivente è sempre sulla riva del mare a  chiamare i suoi apostoli, a esortarli  continuamente a prendere il largo!

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