Dio sente in grande
Gesù percorre la terra della Galilea annunciando il vangelo, narrando l’amore di Dio in un linguaggio umano, e la sua stessa persona incarna questo amore. Le sue parole veritiere e le sue azioni di libertà mettono in crisi quegli ambienti religiosi che si alimentano di tradizioni ormai datate e che hanno bisogno di ipocrisie e complicità per reggere un sistema di privilegi collaudati. Va crescendo il clima di opposizione e contestazione continua attorno a Gesù, scribi e farisei vogliono solo condannarlo.
Gesù entra in una sinagoga, in giorno di sabato, ed ecco incontra tra i presenti un uomo menomato da una mano paralizzata. Potrebbe benissimo passare oltre, questa che è una delle tante miserie quotidiane che si incontrano, ma Gesù si ferma. Quest’uomo era impedito di lavorare, non poteva partecipare pienamente a quella gioia che il sabato proclamava. Gesù riconosce subito il dramma di quest’uomo umiliato, diminuito, privato delle sue potenzialità e non rimanda a domani quel tacito soffrire. Significa che Dio non tollera l’umiliazione dell’uomo sua creatura, neanche per motivi religiosi. Dio è più grande dei rivestimenti religiosi con cui a volte arriviamo quasi a soffocarlo.
La diplomazia del quieto vivere suggeriva di differire la guarigione, ma Gesù vuole porre la domanda in termini chiari al nostro cuore: “È lecito in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una vita o farla morire?” (v. 4). Si tratta sempre di dare vita o dare morte.
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Quegli uomini religiosi tacevano. Non ascoltano, né accettano di rispondere. Infatti non si pongono più domande, sono installati in un sistema di risposte già confezionate che fornisce loro strumenti di giudizio e di condanna.
Il giorno del sabato era memoria data all’uomo dell’opera della creazione e dell’opera di liberazione operata da Dio e testimoniata da Israele. Dice l’amore di Dio che vuole pienezza di vita per le sue creature, il bene dell’uomo, che è liberazione dal male, liberazione dalle forze mortifere per una vita di comunione piena. Sulla volontà di bene verso l’uomo va interpretato il comandamento del sabato. Per conoscere e contemplare l’amore di Dio è dato il sabato, non per opprimere la vita umana. Accade invece che per zelo ossessivo o intelligenza pigra immiseriamo le grandezze del sentire e dell’agire di Dio in meschine osservanze devitalizzate.
Gesù volge lo sguardo a questi uomini religiosi “con ira” (v. 5), dice l’evangelista Marco che ci restituisce una figura di Gesù non deformata da pii abbellimenti, non fa di lui l’asceta impassibile che osserva con distacco la sofferenza e la malvagità umana, ma è partecipe della nostra vicenda fino ad adirarsi. Gesù non sopporta la mancanza di misericordia, l’arroganza dei forti verso i deboli. E nonostante l’astio che lo circonda Gesù guarisce quell’uomo, fa del bene sapendo di attirarsi del male.
E infatti ecco che, proprio in giorno di sabato, quei farisei, accordandosi con gli erodiani 𝍩 loro nemici politici! 𝍩 non hanno scrupoli religiosi di violare il sabato condannando a morte un uomo. C’è uno zelo religioso amaro che compie tranquillamente delitti in nome di Dio.
fratel Domenico
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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