padre Giovanni Vannucci – Commento al Vangelo per domenica 15 Gennaio 2023

1644

II Domenica del Tempo Ordinario 

Anno A – Is 49,3.5-6; Sal 39; 1Cor 1,1-3; Gv 1,29-34 

IL BATTESIMO DI FUOCO 

Giovanni Vannucci O.S.M., in Risveglio della coscienza, ed. Servitium, Milano 1984-20192; “Il Battesimo di Fuoco” Anno A 

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La successione degli episodi nel quarto Vangelo, che  riferisce la predicazione del Battista lungo le rive del  Giordano e il suo incontro con Gesù Cristo (Giovanni 1, 19- 34), è la seguente: Giovanni purificava immergendo  nell’acqua chi andava a lui pentito dei propri peccati. Le autorità religiose di Gerusalemme gli mandarono degli  inviati a chiedergli chi egli fosse, e in nome di chi  battezzava. Giovanni risponde di non essere il Messia  atteso, né un profeta, ma uno che grida: «Raddrizzate le vie  del Signore». Il suo battesimo è la preparazione al battesimo  dello Spirito Santo che verrà amministrato da uno che è già  in mezzo al popolo. Il giorno dopo Gesù andò da Giovanni,  che ancora non lo conosceva, e gli si rivelò come «l’Agnello  di Dio che toglie il peccato del mondo», il peccato che insidia  radicalmente l’uomo: la ricaduta nel nulla. Lo riconobbe  come l’Atteso perché Colui che l’aveva inviato a battezzare  gli aveva detto: «Tu va’ a battezzare con l’acqua, quegli su  cui vedrai discendere lo Spirito e rimanere su di lui è Colui  che libera dal peccato non più simbolicamente con l’acqua,  ma realmente con lo Spirito Santo». Giovanni vide  plasticamente, come colomba, discendere e posarsi su Gesù  lo Spirito Santo, e lo riconobbe e lo annunciò come “il Figlio  di Dio”. 

Nelle narrazioni dell’incontro riportate dagli altri  evangelisti ci sono dei particolari che mostrano gli  avvenimenti sotto una luce differente, quasi delle  contraddizioni; mi soffermo su di essi perché dal contrasto  appare, così mi sembra, che Giovanni ha colto il significato soprastorico dell’incontro del Battista con Gesù, significato  che diventa emblematico di quella interiorizzazione del  mistero di Gesù Cristo che caratterizza il quarto Vangelo, sì  da renderlo il Vangelo che indica le tappe da percorrere per  il nostro personale incontro e la nostra personale unione con  la Parola che vuole incarnarsi in noi, per renderci figli di  Dio. Nelle narrazioni dell’incontro riportate dagli altri  evangelisti ci sono dei particolari che mostrano gli  avvenimenti sotto una luce differente, quasi delle  contraddizioni; mi soffermo su di essi perché dal contrasto  appare, così mi sembra, che Giovanni ha colto il significato  soprastorico dell’incontro del Battista con Gesù, significato  che diventa emblematico di quella interiorizzazione del  mistero di Gesù Cristo che caratterizza il quarto Vangelo, sì  da renderlo il vangelo che indica le tappe da percorrere per  il nostro personale incontro e la nostra personale unione con  la Parola che vuole incarnarsi in noi, per renderci figli di  Dio. 

Negli altri evangelisti, lo Spirito Santo scende su Gesù  dopo che è stato battezzato. Matteo e Marco dicono che fu a  Gesù che i cieli si aprirono e che fu Lui a vedere lo Spirito  Santo che scendeva. Nel Vangelo di Giovanni, non è negato,  ma neppure affermato che la discesa dello Spirito Santo  abbia fatto seguito al battesimo di Gesù, di cui l’evangelista  non fa parola. Il punto in cui concordano è il fatto che il  Battista inizia la sua predicazione di penitenza che precede  la manifestazione di Gesù come portatore dell’immersione  nello Spirito Santo; nella prospettiva dell’evangelista  l’episodio costituisce la rivelazione dell’uomo che dopo il suo ritorno alle sue origini divine, il battesimo nell’acqua,  scopre che il suo compito, unico e inalienabile, è quello di  divenire come Gesù, uomo dello Spirito Santo. 

Soffermiamoci sulla predicazione del Battista, quale è  riportata dagli altri evangelisti. 

Ai Farisei e Sadducei, chiusi e sicuri nei loro sistemi  dottrinali e rituali, vengono rivolte delle dure parole: «Razza di vipere, cambiate la direzione dei vostri pensieri.  Cessate di dire: abbiamo Abramo per padre. Dio può  suscitare da queste pietre i figli di Abramo» (Matteo 3, 7-9);  alla folla, agli esattori del fisco, ai soldati vengono date  queste indicazioni: «Chi ha due tuniche ne dia una a chi non  ne ha, non esigete niente di più del dovuto, non fate  violenza a nessuno» (Luca 3, 10-14). Il battesimo del Battista  è un vigoroso richiamo a Dio, sorgente dei valori che  informano l’attività umana. Ai dotti viene detto di rivedere  nella verità divina le loro teorie, agli altri di regolare i loro  rapporti con il prossimo non seguendo le proprie  aspirazioni egoistiche, ma l’apertura di coscienza che solo  Dio può dare. 

Il battesimo nell’acqua è nella chiara presa di coscienza  delle origini divine dell’uomo, è il fermo distacco da tutte le  forze istintive e passionali. È la nascita all’io cosciente e  responsabile. Quando questo battesimo è portato a  compimento, l’uomo può accedere al secondo battesimo,  quello dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo scende come  forza distruttrice e rinnovatrice di tutto l’uomo che, in  questo bagno purificatore e trasfigurante, comprende con  stupore gioioso di essere il figlio prediletto di Dio. È la  nascita dell’io spirituale, dell’io consapevole del proprio  destino sovrumano, la più alta coscienza personale. 

Il passaggio dall’io cosciente, quello che nasce nel  battesimo dell’acqua, all’io spirituale, quello che nasce dalla  discesa dello Spirito Santo, è compiuto dal battesimo del fuoco. Quello in cui l’uomo deve sperimentare la passione,  la morte, la totale purificazione della carne e del sangue, la  rinunzia a tutto ciò che viene dal basso per ritrovare l’unità  nell’Origine divina.  

Questo battesimo è indicato da Cristo: «il Figlio dell’Uomo  dovrà soffrire, essere rinnegato e disprezzato dagli uomini  prima di morire e risorgere». La nostra risurrezione nella  vita divina deve essere preceduta, come quella di Cristo,  dalla passione e dalla morte. 

Questo è il battesimo nel fuoco che media il superamento  dell’io cosciente allo stato dell‘io spirituale. L’io spirituale,  ultima tappa della realizzazione cristiana, richiede il  superamento dell’umano con l’eliminazione di ogni  particolarismo, di ogni separazione attraverso  l’identificazione con il mistero divino, la “volontà del  Padre”. Allora il cristiano, come Gesù Cristo, potrà salire  «alla destra del Padre». Questo ritorno alla destra del Padre, nell’esperienza  religiosa cristiana, a differenza di altre esperienze religiose,  non è un annientamento nell’Assoluto, ma uno stato attivo  di coscienza universale, la coscienza dei figli di Dio,  arricchito dalla coscienza acquisita dall’io cosciente unita e  fusa nell’io spirituale.

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