Dalla chiesa alla casa…
Nella prima lettura si conclude la riflessione sulla “solidarietà” di Gesù con il genere umano, con ciascuno di noi. Per due volte in poche righe si ribadisce che Egli ha condiviso la nostra condizione fino alla morte con lo scopo di liberarci dalla paura della morte. Gesù, perciò, può capire e aiutarci a noi, che continuiamo il nostro cammino in mezzo alle vicissitudini, spesso non facili della nostra vita. Quindi siamo chiamati a fissare lo sguardo su di Lui per essere come lui, fedeli a Dio e misericordiosi verso i fratelli.
Il Signore è fedele al suo patto. Infatti Egli è il segno per eccellenza del fatto che Dio ci ama e non ci abbandona, e anche in mezzo alle tempeste della vita, possiamo lodarlo e ringraziarlo. Ecco perché il Vangelo di oggi, ci racconta la guarigione della suocera di Simone, dice infatti il testo: “Gesù, uscito dalla sinagoga, si recò subito in casa di Simone e di Andrea, in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei”.
Come è bello questo ‘incipit’ che collega la sinagoga alla casa di Pietro. È un po’ come dire che la fatica più grossa che noi facciamo nell’esperienza di fede è ritrovare la strada di casa, della quotidianità, delle cose di ogni giorno. Troppo spesso la fede sembra rimanere vera solo nelle mura della parrocchia, ma non si collega con le mura della propria famiglia. Normalmente si intera in chiesa per pregare e si esce per amore, per testimoniare. È però inevitabile, nel caso di Gesù, che tutto questo abbia come risultato una sempre e più grande fama, con la conseguente richiesta di guarire i malati. Ma egli però non si lascia “imprigionare” solo in questo ruolo.
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Egli è venuto soprattutto per annunciare il vangelo: «Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là; per questo infatti sono venuto!». Anche noi siamo chiamati innanzitutto ad annunciare il Vangelo. Amen!
Monaci Benedettini Silvestrini
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