Certe volte si sentono parole più forti delle altre, più autorevoli. Un padre spirituale, un amico, un parente stretto, ma a volte anche qualcuno appena incontrato, possono darci una prospettiva nuova su noi stessi, aprirci a una realtà o a una possibilità che non avevamo considerato. A volte questa voce non viene da fuori: risuona dentro di noi, ma con una chiarezza e una nettezza fuori dal comune. Come se tutto a un tratto fossimo messi davanti a una verità che non riusciamo né a negare né a ignorare.
A volte queste voci ci propongono un drastico cambiamento di impostazione: Dio non è come lo pensavo; io sono diverso dall’immagine che mi ero fatta di me; cerco vita in mille cose ma non la trovo in nessuna․․․ Altre volte la “conversione” che scopriamo necessaria è meno radicale ma comunque faticosa: cambiare un’abitudine che ci appesantisce, farci carico di una situazione o di un bisogno, andare dove non ci aspettavamo․․․
Sempre, l’autorevolezza e la nettezza di queste voci ci spaventa, ci fa fare un passo indietro. «Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?» Il modo di fare e di essere del Signore ci minaccia. Coltiviamo l’intimo presentimento che in fondo Dio voglia fregarci, mandarci in perdita.
Il Signore però vede più a fondo delle nostre resistenze, riconosce il nostro desiderio di vita piena e verità prima ancora di noi stessi. Viene a starci vicino e a liberarci da tutte le bugie che ci abitano e con voci sempre nuove ci provoca a impegnarci nella lotta del discernimento.
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Fonte: Get up and Walk – il vangelo quotidiano commentato