La festa dell’Epifania è festa di luce che si manifesta: “nebbia fitta avvolge i popoli; ma su di te risplende il Signore… Cammineranno le genti alla tua luce”. Il profeta annuncia una luce che avvolge: è la luce del Signore che libera e viene ed apre un futuro inatteso. Non solo ma quella luce accolta e riflessa diviene orientamento per un cammino dei popoli nell’orizzonte dell’incontro e della pace. E l’invito del profeta è ad alzarsi e rivestirsi della luce del Signore. E’ un movimento che accompagna una nuova aurora: le tenebre ricoprono la terra ma la luce del Signore si dona e trasforma: fa risplendere. Nel tempo di buio e barbarie di questo presente l’invito è ad accogliere la luce, presenza di Dio vicina.
Epifania è festa di cammino e di domande: alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov’è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». Il cammino dei magi viene da lontano e inizia da una domanda. Quelle figure di sapienti o cercatori si lasciano porre in crisi dalla domanda, non rimangono chiusi e fermi nel loro sapere acquisito, e si mettono in cammino insieme. Il loro uscire, il loro andare è grande immagine del cammino di chi crede, chiamato a percorrere la strada della vita, a sperimentare rischi e inganni, ad affrontare le interruzioni.
Epifania è festa di una stella che guida: “la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva”. Quella piccola luce di una stella orienta il cammino dei magi, diviene per loro bussola e conforto. Quella stella orienta fino al volto del bambino in braccio a sua madre. E’ indicazione delle piccole luci che nella vita aprono all’incontro con il Signore Gesù. La stella è una luce nascosta nel profondo del cuore che richiama alle più profonde ricerche, al proprio volto da scoprire nei sentieri dell’esistenza.
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La stella è luce che sfocia nel volto di quel bambino che fa risplendere la luce di Dio: un Dio inedito che chiede cammino e cambiamento per incontrarlo. Non sta nelle proiezioni umane o nella violenza di un re impaurito, ma nell’abbraccio di una casa, il luogo della ferialità, il luogo dell’incontro, del manifestarsi dell’amore, lì nascosto tra le pieghe dell’umano. E’ luce che apre alla grande speranza di essere accolti e amati. Il bambino Gesù è tra le braccia della madre ma sono le sue braccia aperte che accolgono e si fanno ospitali di ogni ricerca e attesa.
Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi
p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.
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