Matteo fa riferimento al testo di Isaia, perché i tre doni che i magi portano al Bambino Gesù comprendono oro e incenso: due beni pregiati che simboleggiano la regalità e la divinità. Ma viene aggiunto un terzo dono, paradossale, perché la mirra è unguento funebre, prezioso sì, ma destinato ai morti. Non basta infatti riconoscere la regalità e la divinità di Gesù: è necessario riconoscerne e accettare l’umanità destinata a morire.
È proprio in questi tre doni simbolici che si racchiude la nostra fede cristiana: la nostra vita infatti è l’unico dono che possiamo offrirgli. Con l’oro gli doniamo tutto ciò che è prezioso nella nostra esistenza, con l’incenso gli regaliamo la nostra preghiera e la meditazione, con la mirra gli mettiamo davanti tutte le difficoltà, le paure, le angosce e i problemi.
L’evangelista poi non dice chi fossero i magi, ma la tradizione popolare li ha identificati come rappresentanti di tutti i popoli, perciò li raffiguriamo con diversi colori della pelle per sottolineare che provengono da culture e razze differenti; e un’altra distinzione molto importante è quella dell’età, essendo uno giovane, l’altro di mezza età e il terzo anziano.
Tutte le genti e tutte le età, con le proprie specifiche ricchezze, sono chiamate a prostrarsi e adorare l’unico Signore: perciò le tre razze dei magi ci insegnano l’accoglienza e il rispetto di tutte le culture, mentre le loro diverse età ci raccomandano il dialogo tra generazioni che valorizzi ogni stagione della vita.
AUTORE: don Claudio DoglioFONTE: Messalino “Amen” e Canale YouTube Teleradiopace TVCANALE YOUTUBE