Don Luciano Labanca – Commento al Vangelo del 1 Gennaio 2023

414

Il primo gennaio, solennità di Maria Santissima Madre di Dio, che cade nell’ottava di Natale, coincidendo con il primo giorno dell’anno solare, è sempre un’occasione per riflettere sul nostro rapporto con il tempo e la storia. Il mistero dell’Incarnazione del Figlio di Dio, avvenuto nella “pienezza del tempo” (Gal 4,4), è l’evento che ha cambiato il corso della storia, in quanto per mezzo di Lui noi siamo stati costituiti in una relazione nuova con l’Assoluto e con l’Eterno, quella della figliolanza.

La venuta di Cristo coincide con la pienezza del tempo, in quanto tutti gli annunci profetici trovano il loro compimento in Lui e questa unione tra l’eterno e il temporaneo, l’infinito e il finito, nel grembo di Maria, da’ un senso nuovo allo scorrere del tempo e alla vita di ciascuno. Il nostro concetto di tempo non può essere ormai più soltanto di natura cronologica, ovvero considerato semplicemente come istanti che si succedono senza senso, ma – come figli ed amici di Cristo – siamo immersi in una dimensione orientata e salvifica del tempo, in cui riceviamo la salvezza e la grazia nell’oggi del nostro spazio e della nostra storia.

La fede cristiana, proprio alla luce del mistero dell’Incarnazione, è sempre ben radicata nello spazio e nel tempo, ed è proprio lì che si gioca la nostra salvezza. È sempre significativa l’espressione usata da Gesù nei confronti di Zaccheo, quando, vedendolo sull’albero, intento a guardarlo dall’alto, lo invita a scendere perché in quell’oggi, voleva fermarsi da lui (Cf. Lc 19,5). Anche noi, come il discepolo Zaccheo, siamo in quest’oggi dell’incontro con il Signore che viene.

- Pubblicità -

Alla fine di un anno solare e sul punto di accogliere il nuovo, siamo chiamati a rendere lode al Signore, facendone memoria, per le belle occasioni di grazia che ci ha dato, in cui si è fermato con noi, ma anche a chiedergli perdono per tutte le volte in cui siamo stati distratti e abbiamo vissuto senza di Lui, preferendo la solitudine del peccato e dell’egoismo. Questa occasione del nuovo anno ci è propizia per rafforzare la nostra memoria spirituale, che non è certamente lo spazio dei rimpianti e dei rimorsi, ma quella terra santa in cui custodiamo – come nel cuore di Maria – gli eventi meravigliosi della nostra salvezza e dove rinnoviamo la nostra fiducia infinita nella misericordia, che come un mare sconfinato seppellisce le nostre miserie.

È anche un momento in cui affidarci alla Provvidenza, che guida la storia, e nei cui imperscrutabili disegni si ritrova il nostro futuro, a cui guardare con fiducia e speranza, senza angosce e paure del domani. In ogni caso, seppure il passato è memoria e misericordia e il futuro provvidenza e speranza, su di essi non abbiamo “potere”. È sempre il presente, invece, che siamo chiamati a vivere in pienezza, perché lì si gioca l’occasione per essere presenti a noi stessi, far tesoro delle conquiste e degli errori del passato e costruire pazientemente il futuro, lasciandoci illuminare dalla sua Presenza.

Fonte