VENERDÌ 30 DICEMBRE – OTTAVA DI NATALE [A]
SANTA FAMIGLIA
Avvertito poi in sogno, si ritirò nella regione della Galilea e andò ad abitare in una città chiamata Nàzaret, perché si compisse ciò che era stato detto per mezzo dei profeti: «Sarà chiamato Nazareno».
Dicendo lo Spirito Santo, per bocca dell’Evangelista Matteo, che “Gesù sarà chiamato Nazareno, cioè Virgulto”, si compiono per Lui due profezie. Gesù è il Virgulto che spunta dalla radice di Iesse: “Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. In quel giorno avverrà che la radice di Iesse sarà un vessillo per i popoli. Le nazioni la cercheranno con ansia. La sua dimora sarà gloriosa (Cfr. Is 11,1-10). Gesù è il Virgulto che prende su di sé tutti i peccati del mondo e li espia nella sua grande sofferenza: “Ecco, il mio servo avrà successo, sarà onorato, esaltato e innalzato grandemente. Come molti si stupirono di lui – tanto era sfigurato per essere d’uomo il suo aspetto e diversa la sua forma da quella dei figli dell’uomo –, così si meraviglieranno di lui molte nazioni; i re davanti a lui si chiuderanno la bocca, poiché vedranno un fatto mai a essi raccontato e comprenderanno ciò che mai avevano udito. Chi avrebbe creduto al nostro annuncio? A chi sarebbe stato manifestato il braccio del Signore? È cresciuto come un virgulto davanti a lui e come una radice in terra arida. Non ha apparenza né bellezza per attirare i nostri sguardi, non splendore per poterci piacere. Disprezzato e reietto dagli uomini, uomo dei dolori che ben conosce il patire, come uno davanti al quale ci si copre la faccia; era disprezzato e non ne avevamo alcuna stima. Eppure egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l’iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Con oppressione e ingiusta sentenza fu tolto di mezzo; chi si affligge per la sua posterità? Sì, fu eliminato dalla terra dei viventi, per la colpa del mio popolo fu percosso a morte. Gli si diede sepoltura con gli empi, con il ricco fu il suo tumulo, sebbene non avesse commesso violenza né vi fosse inganno nella sua bocca. Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in sacrificio di riparazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza; il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà le loro iniquità.
Perciò io gli darò in premio le moltitudini, dei potenti egli farà bottino, perché ha spogliato se stesso fino alla morte ed è stato annoverato fra gli empi, mentre egli portava il peccato di molti e intercedeva per i colpevoli (Is 52,13-53,12). Per ogni profezia che si compie, Cristo Gesù viene illuminato da una nuova verità. Aggiungendo profezia a profezia e verità a verità, alla fine si avrà una visione perfettissima di chi è Gesù Signore. Se Lui dovesse venire privato anche di una sola profezia, la sua persona e la sua missione verrebbero impoverite. Se poi nessuna profezia gli viene attribuita, neanche alcuna verità gli verrà attribuita e Gesù risulterà privato di ogni verità, sia verità della sua persona e sia verità della sua missione. È quanto accade oggi.
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LEGGIAMO IL TESTO DI Mt 2,13-15.19-23
Come Giuseppe pone interamente la sua vita a servizio della salvezza di Cristo Gesù, così oggi ogni cristiano deve porre mente, cuore, spirito, anima, tutto se stesso, ogni sua energia, se è necessario anche il suo sangue deve versare, per rendere retto e santo servizio alla verità di Cristo Gesù. Giuseppe per noi deve essere il modello, l’esempio se vogliamo porre noi stessi a servizio della verità di Gesù Signore.
Lui, poiché veramente amava Gesù, sentiva l’odore anche quando era lontanissimo del male che sarebbe potuto accadere a Gesù e nel silenzio pregava il suo Dio perché gli manifestasse ciò che era necessario fare per la salvezza di Gesù. Il cristiano che ama Cristo anche lui sente l’odore del male contro Cristo e prega il Padre perché gli manifesti come salvare il Figlio suo.
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