Arcidiocesi di Pisa – Commento al Vangelo del 26 Dicembre 2022

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Nei giorni che seguono il Natele la Chiesa ci propone la memoria dei “comites Christi”, i discepoli di Gesù, coloro che erano più vicini nel suo percorso terreno e primi a renderne testimonianza, anche con il martirio: Santo Stefano, Giovanni Evangelista, i Santi Innocenti. Nonostante lo celebriamo ogni anno il passaggio dalla festa di nascita di Gesù Bambino al martirio di Santo Stefano può suscitare alquanto sgomento. Dalla nascita del Salvatore alla morte dei suoi fedeli. Dov’è la buona novella? La vediamo soltanto alla luce di un incontro con Dio che è così travolgente da non far temere più neanche la morte.

Possiamo esserne sicuri per la vita di Santo Stefano, ma è possibile anche per noi oggi? Nel Vangelo Gesù dice che arriveranno tanti momenti di prova e di sconforto, di abbandono e di sofferenza, ma non resteremo soli.

I martiri sono quelli che hanno sofferto pene ingiuste e inimmaginabili per Gesù, ma nonostante tutte le sofferenze sono riusciti a mantenere la pace, la gioia e la fede grazie a una profonda comunione con Dio e l’apertura all’azione dello Spirito Santo. Il volto di Stefano, come quello di Mosè quando andò a pregare sul monte Sinai, diventa radioso, così che le persone faticano a guardarlo.

L’incontro con Dio può essere così intenso da lasciare un segno sul nostro volto e—cosa ancora più importante—da cambiare il nostro modo di stare al mondo, relazionarsi con gli altri e affrontare le avversità della vita. E questo è il senso della vita di fede. Anche noi siamo in grado di accostarci a Dio che ci dona gioia, forza, sapienza e coraggio affinché nelle nostre sfide e martiri quotidiani sappiamo essere le persone attraverso le quali si vede Dio.

FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi

Il commento di oggi è proposto da Gabriela Rogowska.