NATALE È LA NOSTRA CARNE REDENTA DALL’AMORE DI DIO
Dio, eterno e infinito amore si fa uomo, entra cioè nel finito. Ma perché giunga a noi, abbiamo bisogno di un bambino di nome Giovanni, la Chiesa, che sia profeta di Dio che si fa Bambino. Perché per vedere e accogliere Dio fatto carne occorre ascoltare l’annuncio che lo riveli.
L’eterno e l’infinito amore che è Dio si fa uomo, entra cioè nel finito. Non è ovviamente una teoria dimostrabile scientificamente, nessun premio Nobel per la matematica, la fisica, la medicina, la biologia, e neppure per la letteratura potrebbe affermare qualcosa del genere. E oggi, che la scienza sembra essere l’unica possibilità data all’uomo per salvarsi la pelle, riannunciare che Dio esiste, è eterno e infinito amore, e si è incarnato e continua a farsi carne qui ed ora, è pura follia. Nonostante tutti parlino di come salvare il Natale, di come passarlo in pace, gioia e sicurezza, non credo vi siano tanti disposti a dire che sì, è vero, Dio esiste, è amore eterno e infinito, e si fa carne anche in questo tempo e nei nostri luoghi. Per questo abbiamo bisogno di un bambino di nome Giovanni, la Chiesa dei suoi apostoli, che divenga profeta dell’Altissimo che si fa Bambino per far planare Dio e il suo amore eterno e infinito nella carne e sulla terra.
Cioè nel tuo condominio, nella tua casa, nella tua vita, nella tua realtà di oggi. Perché, oggi più che mai, la prova regina che tutto questo è vero, e che il Natale non è un mito dell’antichità rivisto da quei geniali millantatori dei primi cristiani, è proprio la nostra carne che vive in questa storia e in questi luoghi qui. Quelli tuoi e miei di oggi, fatti di ansie, paure, speranze, frustrazioni, gioie e dolori, lavoro e malattie, matrimonio e figli, stravolgimenti di tradizioni e consuetudini, anguille in pentola a rendere indimenticabile il sugo per stasera, e coniugi, figli, fratelli e amici come anguille che scivolano dal cuore e dalla mente, irraggiungibili e incomprensibili.
In questo fluido e relativo mondo dove nulla sembra più avere un perché e un fondamento, un touch ideologico e commerciale e l’immagine che abbiamo davanti sparisce per lasciar posto a una che con la prima non ha alcun legame pur essendo il suo futuro divenuto presente. Quello che era vero appena un minuto fa è solo un vago e ammuffito ricordo di una morale appassita. Quell’affetto è solo vapore già diluito nel nulla dei ricordi da dimenticare. Questa nostra realtà irrealmente reale, questa vita che sembra un display di immagini e suoni random, è il presepe dove atterra, irrilevante, l’infinito ed eterno amore. E tu, inspiegabilmente, ingiustificatamente, soprattutto immeritatamente, ti senti amato, perdonato, abbracciato, accolto, rigenerato, ricreato, di nuovo colmo di dignità, gioia e pace che nemmeno pensavi più fossero possibili. Anzi no, pensavi che non fossero mai esistite, utopie tragiche a schiacciare il cuore e la mente in una perenne tristezza e frustrazione.
E invece Natale è qui, e dove Lui pianta la sua, la tua tenda diventa la sua e viceversa, la vostra, la nostra tenda. E la vita non è più fluida, nulla più evapora nel relativismo, tutto diviene autentico, bello, buono, santo. Perché tutto ciò che è toccato, baciato, assunto e incarnato da Dio è trasferito nel Cielo, diviene un frammento di tempo incastonato nell’eterno. Allora tutto acquisisce senso, e pienezza, e in tutto ci possiamo di nuovo mettere tutto noi stessi. Tutti e tutto possiamo abbracciare, accogliere e amare, perché Dio assorbe e riempie tutto della sua luce. Natale infatti è l’uomo vivente (Cit. Ireneo di Lione), che vive ad immagine e somiglianza di Dio suo creatore perché i suoi passi sono diretti nella pace di chi si sente amato; e libero di donarsi e servire in santità e giustizia perché strappato al demonio. E annuncia senza posa il Vangelo perché visitato dal Sole di Giustizia che scende dal Cielo per rischiarare con la sua vittoria sulla morte quanti oggi sono oppressi dall’ombra di morte.