La forza di un lieto annuncio
Luca narra con abbondanza di dettagli lโannuncio della nascita di Giovanni Battista, il Precursore del Messia.
Suo padre si chiama Zaccaria, nome che agli orecchi di un semita suona come โIl Signore si รจ ricordatoโ; sua madre porta il nome di Elisabetta, che significa โIl mio Dio ha giuratoโ o forse โIl mio Dio รจ pienezzaโ. Nomi che perรฒ sembrano contraddetti dalla realtร delle loro biografie, segnate da infeconditร e mancanza.
Zaccaria ed Elisabetta sono due โgiusti davanti a Dioโ, ma sono sterili. Sono ormai anziani e il Signore tarda a manifestarsi, sembra proprio non voler contraccambiare la loro irreprensibilitร con la benedizione di un figlio: non si ricorda di Zaccaria e non riempie di vita il grembo vuoto di Elisabettaโฆ
La vita porta con sรฉ realtร che leggiamo come contraddizioni e possiamo patire come profonde ingiustizie. Soprattutto se siamo credenti, perchรฉ il primo riflesso รจ quello di cercarne le ragioni in Dio.ย Ma nella fede che nasce dallโascolto sentiamo un appello aย uscire da una mentalitร contrattuale di questo tipo perย entrare in una relazione da vivere sotto un altro segno. Una relazione in cui niente รจ dovuto, tutto รจ donato.
Cโรจ forse da lasciar andare ciรฒ che riteniamo sia dovuto โ tanto non ci sarร mai dato secondo i nostri piani e le nostre proiezioni! โ perย accogliere il tutto che si offre a noi in quel poโ che ci รจ donato.
Mi piace pensare che Zaccaria e Elisabetta abbiano ricevuto un figlio quando, ormai vecchi, non lo pretendevano piรนโฆ Non che non lo attendessero piรน, lโangelo dice infatti a Zaccaria: โLa tua preghiera รจ stata esaudita e tua moglie ti darร un figlioโ, il che sembra implicare che Zaccaria non avesse smesso di pregare e attendere. Ma sterilitร e anzianitร ci suggeriscono che ciรฒ che finalmente ottiene รจย una feconditร che lui ed Elisabetta ormai sapevano bene di non potersi dare da soliย (cf. v. 18).
Forseย il passare degli anni purifica le nostre attese. Guardiamoci perรฒ dal lasciare che ci consegni a una disillusione che chiude il futuro. Le tante occasioni perse, le nostre abitudini inveterate finiscono per convincerci di vecchiezza, di un certa incapacitร โ che poco a poco giungiamo ad avvertire come incapacitร certa โ di novitร .
Proprio allora anche a noi รจ inviato un angelo. Lโangelo รจ un messaggero, esiste in funzione del messaggio che porta: questa la sua reale consistenza. Viene a dirci: โNon temereโ. Si chiama Gabriele, cioรจ โDio รจ la mia forzaโ. Perchรฉย abbiamo bisogno di prestare fede alla forza di questo annuncio per dare anche noi alla luce una nuova vita, una novitร di vita. Credendoci, ecco che questa novitร , come il Precursore, preparerร in noi e tra di noi una via al Messia veniente.
Zaccaria dovrร imporre alla nuova vita donatagli in Elisabetta il nome Giovanni, cioรจ โIl Signore fa graziaโ. Analogamente possiamo intendere per noi un appello a riconoscere come il Signore ci fa grazia. Non ci arriveremo subito. Resteremo muti, incapaci di nominare tale miracolo. Serve tempo per reimparare ad aprire la bocca per benedire (cf. Lc 1,63-64). Serve una comprensione piรน profonda, che scavi la nostra cosรฌ limitata.
Non si tratta infatti di chiamare โgraziaโ ciรฒ che non lo รจ. No,ย non chiamare le tenebre luce, piuttosto rischiarati al discreto fulgore della luce che brilla nonostante le tenebre!
fratel Fabio
Per gentile concessione del Monastero di Bose
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