Giovanni, il più grande degli uomini, atteso da generazioni in quanto messaggero inviato davanti al Messia per preparare la sua via. Giovanni che “battezzava nel deserto” (Mc 1, 4), immergeva nell’acqua proprio nel luogo in cui l’acqua non c’è, per far sorgere vita là dove tutto parla di morte. Eppure, dice Gesù, “il più piccolo nel regno di Dio è più grande di lui”.
Giovanni è nato da una donna. Noi siamo nati dall’acqua e dallo Spirito. Siamo stati rigenerati e rivestiti di una dignità di cui è difficile capacitarsi: di re (per sperimentare piena libertà e pieno potere su sé stessi), di sacerdote (per offrire non più animali morti ma sé stessi viventi) e di profeta (per essere in grado di decifrare la realtà con la Parola di Dio).
Viviamo in un tempo di promesse compiute. Dio fa nelle nostre vite quanto ha fatto nella vita di Elisabetta e Zaccarìa, nella vita di Giovanni. Viene con una promessa di cui possiamo essere sicuri di vedere la realizzazione. Dio non ritira la sua parola. Dio è giusto e non si stanca di ripeterci “Anche se i monti si spostassero e i colli vacillassero, non si allontanerebbe da te il mio affetto, né vacillerebbe la mia alleanza di pace, dice il Signore che ti usa misericordia” (Is 54, 10).
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
Il commento di oggi è proposto da Gabriela Rogowska.