Commento al Vangelo del 17 giugno 2012 – don Mauro Pozzi

Il commento al Vangelo della domenica a cura di don Mauro Pozzi parroco della Parrocchia S. Giovanni Battista, Novara.

IL MISTERO DEL REGNO

Il Signore si serve delle parabole perché possa intendere solo chi vuole davvero capire, ma anche perché il mistero si può intuire solo attraverso delle analogie. Noi crediamo di sapere che cos’è la vita o magari di comprenderla, ma vediamo solo la superficie. Siamo immersi in un universo che a volte pensiamo di dominare, ma che ci supera e ci avvolge. Il contadino semina il suo grano e quando è maturo lo miete. Queste azioni sono come due parentesi, in mezzo però c’è la cosa più importante e più straordinaria: il grano germoglia, cresce e matura, senza che l’uomo debba fare niente. Succede e basta. Si può paragonare la fatica dell’agricoltore con il prodigio della natura che dà vita alla spiga? Sembra che sia lui a fare la parte più importante, ma in realtà è tutto un dono meraviglioso. Così succede anche a noi: crediamo di essere artefici del nostro destino, ma stiamo solo raccogliendo qualcosa che la Vita fa maturare per noi, addirittura potremmo dire, nonostante noi. Certe volte la nostra arrogante pretesa di sapere dipinge la piccola realtà che crediamo di vedere. Qualcuno potrebbe pensare che tutto questo ci tiene in scacco, mortifica la nostra indipendenza. Sarebbe vero se fossimo vittime, ma invece siamo destinatari di un dono: anche se lo ignoriamo il Regno di Dio cresce intorno a noi e ci arricchisce! È arrivata la mietitura! Gesù ci invita a raccogliere i frutti di questo Regno, che cresce anche se sembra che non ci siano i presupposti. Come può un piccolissimo e insignificante seme far crescere un albero? In questi anni difficili in cui si parla solo di crisi come può esserci ottimismo? Forse in mezzo ai debiti, alla disoccupazione, alle preoccupazioni, stiamo perdendo di vista un semino. Forse misuriamo il nostro benessere su dei parametri fasulli. Che cosa ci permette di essere felici? È l’amore il semino. Se siamo capaci di seminare intorno a noi affetto, sincerità, condivisione, lealtà, attenzione, crescerà qualcosa di grande, anche se ci raccontano che è impossibile. Questo albero fa ombra, cioè tradisce la presenza di una luce che lo nutre e lo fa crescere, e in quell’ombra gli uccelli possono fare il loro nido. I frutti superano la possibilità stessa della pianta. Nessun albero dà vita agli uccelli, ma la sua disponibile presenza permette loro di vivere. Questo è il Regno, un mistero che fa crescere per far crescere. Un mistero che non è opera nostra, ma che noi possiamo coltivare e che allo stesso tempo ci coltiva. È qualcosa che non si può capire, ma solo adorare e contemplare.

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Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Marco 4,26-34. 
Diceva: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme nella terra; 
dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce; come, egli stesso non lo sa. 
Poiché la terra produce spontaneamente, prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. 
Quando il frutto è pronto, subito si mette mano alla falce, perché è venuta la mietitura». 
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? 
Esso è come un granellino di senapa che, quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti semi che sono sulla terra; 
ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra». 
Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. 
Senza parabole non parlava loro; ma in privato, ai suoi discepoli, spiegava ogni cosa. 

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