p. Ermes Ronchi – Commento al Vangelo di domenica 11 Dicembre 2022

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Quella nuova creazione che passa nelle storie di chi vive ai margini

Sei tu o dobbiamo aspettare un altro?

Giovanni Battista, il più grande tra i nati di donna, non ha più le idee chiare. Lui, “più che un profeta”, dubita e chiede aiuto. Non so voi, ma io credo e dubito al tempo stesso; e Dio gode che io mi ponga e gli ponga delle domande. Non so voi, ma io credo e non credo, in duello, come il padre disperato del racconto di Marco, che ha un figlio che lo spirito butta nel fuoco e nell’acqua per ucciderlo, e confessa a Gesù: “io credo, ma tu aiutami perché non credo” ( Mc 9,23).

E Gesù risponde in modo meraviglioso: non offre definizioni, pensieri, idee, teologia, neppure risponde con un “sì” o un “no”, prendere o lasciare. Racconta delle storie. C’era una volta un cieco… e nel paese vicino viveva uno zoppo dalla nascita. Racconta sei storie che hanno comunicato vita, così come era accaduto nei sei giorni della creazione, quando la vita fioriva in tutte le sue forme. Sei storie di nuova creazione.

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Gesù parte dagli ultimi della fila, non comincia da pratiche religiose, ma dalle lacrime: ciechi, storpi, sordi, lebbrosi, morti, poveri…; da dove la vita è più minacciata. E fa per loro un vestito di carezze. Non guarisce gente per rinforzare le fila dei discepoli, per farne degli adepti, per tirarli alla fede come pesci presi all’amo della salute ritrovato, ma per restituirli a umanità piena e guarita, perché siano uomini liberi e totali. E non debbano più piangere. […] Continua a leggere tutto il testo di questo commento su Avvenire

Altro commento

TOCCA A NOI FARE MIRACOLI

Quelle sei opere sono l’utopia di una storia che va nascendo.  Sono le mani di Dio impigliate nel folto della vita, attraverso le nostre mani.

Giovanni, la roccia che sfidava le tempeste del deserto, che era più che un profeta, il più grande di tutti, è in crisi: sei tu o no, quello che il mon­do attende?

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Grande domanda che permane intatta: perseveriamo dietro il Vangelo o cerchiamo altrove?

Sei tu, o ci siamo sbagliati? Giovanni il profeta granitico, non capisce. Troppo diverso quel cugino di Nazaret da ciò che la gente, e lui stesso, si aspettavano. Dov’è la scure tagliente? E il fuoco per bruciare i corrotti?

Giovanni dubita, eppure Gesù non perde niente della stima immensa che nutre per lui. I dubbi infatti non diminuiscono la fede del profeta, la purificano. Così accade anche per noi: non esiste fede senza dubbi; io credo e dubito al tempo stesso, ma Dio non si attarda sulle ombre.

Sei tu? Gesù risponde con un asciutto elenco di fatti concreti: ciechi, storpi, sordi, lebbrosi, morti e poveri guariscono, si rimettono in cammino con una seconda opportunità che cambia loro la vita.

Sta a noi ora prolungare i gesti di Gesù: «Se io riesco ad aiutare una sola persona a vivere meglio, questo è sufficiente a giustificare la mia vita. E acquistiamo pienezza quando rompiamo le pareti e il nostro cuore si riempie di volti e di nomi!» (Evangelii gaudium, n. 274).

Dio comincia dagli ultimi. È vero, per qualche cieco guarito, legioni d’altri sono rimasti nella notte; nessun deserto si è coperto di gigli, anzi, il deserto con i suoi veleni si espande e cor­rode i gigli della terra. Ma è questione di lievito, di un pizzico di lievito nella pasta.

Gesù è un Dio che non brucia i peccatori, come annunciava il Battista, ma siede a tavola con loro; non promette di risolvere i problemi attraverso un pacchetto di miracoli, ma attraverso di noi: “voi farete miracoli più grandi dei miei”, se vi impastate con i feriti della terra.

Ho visto uomini e donne compiere miracoli. Molte volte, in molti modi. Li ho visti, e ho pianto con loro di gioia. Quelle sei opere sono allora l’utopia di una storia che va nascendo.  Sono le mani di Dio impigliate nel folto della vita, attraverso le nostre mani.

Beato chi non trova in me motivo di scandalo. Gesù portava scandalo e lo por­ta oggi, a meno che non ci facciamo un Cristo a nostra misura. Non stava con la maggioranza, ha cambiato le regole del potere, ha messo la persona prima della leg­ge, e il prossimo al mio pa­ri. E tutto con i mezzi pove­ri, di cui il più scandalosamen­te povero è stata la croce.

Gesù: un uomo solo, con un pugno di amici, di fronte ai mali immensi del mondo. Beato chi lo sente come picco­lo e fortissimo seme di lu­ce, come un seme di fuoco che divampa e accende non solo credenti, ma credenti credibili.


AUTORE: p. Ermes Ronchi FONTE: Avvenire e PAGINA FACEBOOK