Giovanni Battista il “precursore” annuncia il “Salvatore”
In questa seconda domenica di Avvento il Vangelo ci presenta un personaggio – Giovanni il Battista – di cui descrive la testimonianza – il modo di essere e di presentarsi – le parole e l’agire.
Giovanni è testimone per la coerenza di vita: predica nel deserto, non solo luogo in cui Israele ha vissuto la sua peregrinazione, ma anche terra aspra dove, come avverrà per Gesù, si è soggetti alla prova, alla tentazione. Nel deserto il Battista testimonia una vita radicale, totalmente orientata a Dio. Dalla descrizione della sua persona, riscontriamo, infatti, una perfetta coerenza tra il contenuto della sua predicazione e l’agire.
Quella conversione, quel cambiamento di rotta a cui invita, in lui è già avvenuto; per rendersene conto è sufficiente osservare due elementi che lo caratterizzano: in primo luogo l’abbigliamento spartano, segno della sua rinuncia ad apparire di fronte agli altri, a salvaguardare la sua immagine, e l’estrema sobrietà del cibo, che comprova l’assenza di ogni ingordigia e la rinuncia alla ricerca del piacere. Atteggiamenti che possono essere di stimolo anche per noi, soprattutto in questo tempo di Avvento. Ed è proprio perché la gente lo riconosce testimone fedele che tutti accorrono a lui per farsi battezzare.
- Pubblicità -
Giovanni, però, è anche un testimone coraggioso, come più tardi sarà comprovato dal suo martirio. Osservando le parole con cui redarguisce farisei e sadducei, oggi diremmo che non ha peli sulla lingua: egli, infatti, non teme né di apostrofarli in malo modo – «razza di vipere» – né di minacciarli, portando in superficie e rivelando il loro male interiore. Essi, infatti, si rifugiano nelle loro false sicurezze, si illudono che la loro appartenenza alla stirpe di Abramo possa costituire una garanzia di salvezza, mentre in realtà ben diversi sono i requisiti che aprono l’accesso al regno dei cieli: non l’appartenenza, ma il convertirsi, unico atteggiamento capace di produrre buoni frutti.
Il Battista, tuttavia, non è solo un predicatore severo, un censore della condotta morale dei suoi correligionari. Egli, come scriverà l’evangelista Giovanni, è «l’amico dello sposo», che esulta di gioia «nell’udire la sua voce» (cf Gv 3,29). È il precursore che annuncia e prepara la venuta di uno di cui egli afferma che viene dopo di lui ma è più forte di lui, tanto da non ritenersi degno di «portargli i sandali», umile servizio riservato agli schiavi. Il modo in cui «Colui che viene» è più forte del Battista è descritto attraverso due immagini: il battesimo e la mietitura.
La seconda presenta Colui che è annunciato come il Giudice degli ultimi tempi, al quale è dato il potere di «bruciare la paglia con fuoco inestinguibile»; un’espressione che non deve incutere paura, poiché ognuno di noi si presenterà davanti a Dio con il suo carico di limiti e peccati: la paglia da cui vorrà essere liberato per sperimentare il peso lieve della santità. L’altra immagine si riferisce al battesimo: mentre quello di Giovanni è orientato alla conversione e alla purificazione, quello dell’Atteso è di gran lunga superiore e il suo annuncio ci riempie di gioia: esso è, infatti, immersione nello Spirito di Dio, partecipazione alla sua vita, trasformazione dei nostri cuori affinché possiamo riconoscerci e diventare sempre più figli nel Figlio.
- Pubblicità -
Commento a cura dalla Fraternità della Trasfigurazione.
Fonte – Arcidiocesi di Vercelli