Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 18 Novembre 2022

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Covo di ladri o dimora di Dio?

Molto scarno, essenziale il racconto di questo episodio in Luca:
dei venditori abusivi,
il luogo della presenza del Signore stravolto a dimora di ladri
e ricondotto a spazio per l’annuncio quotidiano del Vangelo,
trame di morte e parole di vita a cui aggrapparsi.

Luca non dice nulla sulla natura e la liceità o meno della merce venduta nel tempio:
vendono pesi troppo grevi che loro non osano spostare nemmeno con un dito?
O vendono fumo, illusioni, false aspettative?

Non sappiamo.

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Sappiamo invece che Luca qualifica i venditori come ladri.

E “ladro” è chi si impossessa indebitamente di ciò che non è suo,
chi usurpa uno spazio di preghiera destinato a tutti,
o chi ritiene di poter mettere le mani su un Dio che a tutti si dona e dona la vita.

E “ladro” è anche chi si fa pagare in modo ingiusto,
chi erige l’iniquità a criterio di scambio,
chi ruba la speranza del povero.

Scacciati i ladri, “Gesù ogni giorno insegna nel tempio”.

Il versetto successivo al nostro brano indica che questo insegnamento altro non è che l’annuncio del Vangelo, l’evangelizzazione del popolo.

Ed è questa buona notizia a suscitare reazioni opposte: intrighi di morte oppure un ascolto che “sospende” tutto l’essere umano – anima, corpo e spirito – nello spazio del Signore Dio.

Gesù, ancora una volta, riporta gli eventi, i luoghi, le persone, le leggi all’intenzione del Legislatore, riconduce tutto e tutti nello spazio vitale di Dio, nel suo modo di pensare e di agire. Le parole che qui pronuncia non sono sue, appartengono ai profeti che lo hanno preceduto e, come tali, appartengono in ultima istanza a Dio.

Gesù, nella casa di preghiera voluta da Dio, ristabilisce il primato della Parola di Dio e l’atteggiamento di ascolto verso la buona notizia.

Sarebbe già molto se nelle nostre comunità noi riuscissimo a custodire e a rinnovare ogni giorno questo primato e questo ascolto: vedremmo le energie di morte scacciate via e lo spazio della carità dilatarsi fino ad abbracciare l’amore stesso di Dio.

fratel Guido

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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