San Leone Magno, di cui oggi celebriamo la festa, viene proclamato papa nell’anno 440. In quel periodo l’impero romano si sta dissolvendo, a causa della sua debolezza interna e delle pressioni di popoli stranieri che ne minacciano i confini. Anche la Chiesa non vive in pace: i dubbi di una teologia ancora giovane creano conflitti, che non si limitano all’ambito dottrinale, ma creano vere e proprie spaccature nelle comunità.
Quando oggi ci lamentiamo per le difficoltà del nostro tempo e del nostro mondo non dimentichiamo che ci sono stati altri tempi e altri mondi forse più complicati dei nostri. Leone non attende un regno di Dio che si erga vittorioso contro i barbari, ma mette tutta la sua intelligenza, la sua energia, le sue capacità di mediazione al servizio di una signoria di Dio che si attua nel quotidiano, per avvilente e preoccupante che sia.
È un buon insegnamento per noi cristiani, che manchiamo di fede nella parola di Gesù quando ci assicura che “il regno di Dio è in mezzo a voi” e andiamo a cercare segni e profezie in altri spazi e in altri tempi, diversi dalla nostra quotidianità.
Avremmo desiderio di vedere anche uno solo dei “giorni del Figlio dell’Uomo”, il tempo (se di tempo si potrà parlare) in cui la manifestazione di Dio sarà piena ed eterna: allora la fede lascerà il posto alla visione faccia a faccia di Dio e alla realizzazione di tutto ciò che al presente rimane sotto traccia.
Ma al presente troviamo inevitabilmente la sofferenza e il rifiuto di questa generazione, per Gesù come per ogni cristiano. La nostra esperienza è quella di un regno in gestazione, nascosto nelle pieghe di una storia non sempre comprensibile, che deve attraversare le doglie del parto per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
I commenti di questo mese sono curati da Luisa Prodi