MARTEDÌ 08 NOVEMBRE – TRENTADUESIMA SETTIMANA DEL T. O. [C]
Così anche voi, quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite: “Siamo servi inutili. Abbiamo fatto quanto dovevamo fare”».
Nel Vangelo c’è il servo inutile e il servo infingardo. Il servo infingardo, il servo fannullone è quel servo che non ha messo a frutto il talento a lui consegnato dal padrone perché lo impiegasse per produrre altri talenti. Sappiamo che questo servo è stato escluso dalla gioia del suo padrone: “Avverrà infatti come a un uomo che, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, secondo le capacità di ciascuno; poi partì. Subito colui che aveva ricevuto cinque talenti andò a impiegarli, e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò e volle regolare i conti con loro. Si presentò colui che aveva ricevuto cinque talenti e ne portò altri cinque, dicendo: “Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque”.
“Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò poi colui che aveva ricevuto due talenti e disse: “Signore, mi hai consegnato due talenti; ecco, ne ho guadagnati altri due”. “Bene, servo buono e fedele – gli disse il suo padrone –, sei stato fedele nel poco, ti darò potere su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone”. Si presentò infine anche colui che aveva ricevuto un solo talento e disse: “Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso. Ho avuto paura e sono andato a nascondere il tuo talento sotto terra: ecco ciò che è tuo”.
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Il padrone gli rispose: “Servo malvagio e pigro, tu sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l’interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha i dieci talenti. Perché a chiunque ha, verrà dato e sarà nell’abbondanza; ma a chi non ha, verrà tolto anche quello che ha. E il servo inutile gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti” (Mt 25,14-30).
Il servo inutile è colui invece che ha compiuto la volontà del suo Signore anche nei più piccoli dettagli, anche nei minimi precetti così come insegna Gesù nel suo Discorso della Montagna: “Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto.
Chi dunque trasgredirà uno solo di questi minimi precetti e insegnerà agli altri a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà, sarà considerato grande nel regno dei cieli. Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli (Mt 5,17-20). Perché quando abbiamo fatto tutto ciò che ci è stato comandato di fare dobbiamo dichiararci servi inutili? Perché tutto in noi è avvenuto per grazia di Dio. Se noi non pecchiamo è per grazia di Dio, non per nostro merito.
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Se siamo fedeli al Vangelo è per grazia di Dio, non per nostro merito. Se osserviamo ogni comando che ci viene dato, è per grazia di Dio, non per nostro merito. Se amiamo Cristo Gesù è per grazia di Dio e non per nostro merito. Se siamo fedeli alla missione che ci è stata affidata è per grazia di Dio e non per nostro merito. Ecco cosa insegna l’Apostolo Paolo: “Queste cose, fratelli, le ho applicate a modo di esempio a me e ad Apollo per vostro profitto, perché impariate dalle nostre persone a stare a ciò che è scritto, e non vi gonfiate d’orgoglio favorendo uno a scapito di un altro. Chi dunque ti dà questo privilegio? Che cosa possiedi che tu non l’abbia ricevuto? E se l’hai ricevuto, perché te ne vanti come se non l’avessi ricevuto? (1Cor 4,6-7).
Perché dobbiamo considerarci non inutili, ma servi inutili? Siamo servi se lasciamo che la grazia di Dio operi attraverso di noi tutto ciò che essa dovrà operare. Se non permettiamo alla grazia di operare, non siamo servi. Poiché però è tutto frutto in noi della grazia, siamo servi inutili.
LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 17,7-10
Per comprendere questa santissima verità, lasciamoci aiutare da una zappa. Il contadino senza la zappa non può rivoltare la terra. La zappa senza il contadino è uno strumento inutile. Il contadino la prende in mano e la trasforma in uno strumento utile. Ecco la nostra verità. Noi siamo servi, ma inutili senza la grazia. La grazia ci prende e ci trasforma in strumenti utili. Ma è la grazia che, da inutili, ci trasforma in strumenti utili.
Siamo, rimaniamo sempre strumenti inutili. Questa è la nostra natura. Siamo però strumenti. Siamo utili se ci lasceremo sempre governare dalla grazia del Signore e dal suo Santo Spirito. Questa verità mai dovrà essere dimenticata. Anche la Vergine Maria è serva inutile per se stessa. Il Signore la prende e la trasforma in Madre del suo Figlio Unigenito.