Laura Paladino – Commento al Vangelo del 6 Novembre 2022

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Nella domenica che cade durante l’ottavario dei defunti la Chiesa ci invita a riflettere ancora sulla risurrezione: la I lettura (2Maccabei) presenta «il caso di sette fratelli e della loro madre» che, durante la dominazione seleucide, obbligati dal re pagano a compiere azioni contrarie alle leggi dei padri, dichiarano che è preferibile andare incontro alla morte piuttosto che agire in modo sgradito a Dio; e, mentre muoiono martiri per la loro fede, professano la propria certezza che il Signore li risusciterà.

È la stessa fede di Paolo, che ammonisce i Tessalonicesi: «Dio ci ha dato una consolazione eterna e una buona speranza; Egli è fedele, custodisce dal Maligno» (II lettura). Il Salmo 16 (Responsorio) assicura che il Signore «protegge all’ombra delle sue ali» e ci chiama alla Vita in eterno: «Nella giustizia contempleremo il suo volto e ci sazieremo della sua presenza».

Nel Vangelo, Gesù, giunto a Gerusalemme e vicino ai giorni della sua Pasqua, è interrogato dai sadducei, «i quali dicono che non c’è risurrezione»: l’obiettivo di questi saggi, discendenti dalle antiche famiglie sacerdotali, è mettere in difficoltà il Maestro. Lo temono e sono preoccupati dell’influenza che ha sulle folle: tentano di screditarlo, di dimostrare che non è affidabile e che non sa risolvere questioni complicate.

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Gli sottopongono pertanto la storia di sette fratelli che, uno dopo l’altro, prendono in moglie la stessa donna per obbedire alla legge del levirato, pensata per tutelare l’istituto del matrimonio e le vedove che non avessero avuto figli (cfr. Genesi 38), per assicurare loro la protezione della famiglia del marito anche dopo la morte di lui e per garantire, alla donna e all’uomo, la possibilità di avere una discendenza che rimanesse nel contesto della genealogia dei due sposi (cfr. Deuteronomio 25,5-10). […]

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