Sono contento di essere un peccatore.
Per meglio dire: sono contento di non essere un superuomo della fede.
Quando vedo tanti fedeli convinti di essere perfetti, e tanti predicatori che sembrano dei santoni, mi spavento e mi chiedo: ma se loro sono perfetti come fanno credere di essere, che posto ha Dio nella loro vita?
Quando da un credente non emerge il suo aspetto di fragilità umana, mi chiedo se Dio si è veramente incarnato in quella persona. Mi chiedo che tipo di esperienza di fede ha fatto quel fratello/sorella. Perché a Dio si avvicinano i peccatori, cioè coloro che mancano in qualcosa e quel vuoto lo vogliono ricolmare di Dio lasciando a Lui lo spazio per ricucire ferite che il tempo o le situazioni o le persone hanno inferto.
Solo una persona che riconosce di essere un vaso rotto può fare esperienza dell’amore di Dio che ricompone i cocci imperfetti della nostra vita. Solo Lui ha la capacità di vedere del bello nelle nostre brutture. E su di esse scommette. Ed è per quelle che ci ama.
Un superfedele perfetto rischia di sentirsi amato per merito. Ma l’amore è gratuito, altrimenti non è reale.
- e tu ti vergogni di mostrare le tue infedeltà?
Fonte: il blog di don Domenico | Unisciti al suo canale Telegram @annunciatedaitetti oppure clicca QUI |Visita anche il suo canale YOUTUBE