Riflessi rivoluzionari
Ho sempre amato nelle fotografie i giochi con i riflessi. Mi piace fotografare qualche edificio, qualche pianta e anche persone attraverso un piccolo specchio d’acqua di una fontana o laghetto, o addirittura di una pozzanghera. Tante volte se trovo un piccolo specchio d’acqua lasciato dalla pioggia per terra, anche in mezzo alla strada , mi accovaccio e cerco di riprendere le cose dal basso verso l’alto, rovesciando le prospettive e i punti di vista, e quello che potrebbe essere uno scatto normale diventa originale e inedito.
E quando faccio così posso anche immaginare che qualcuno che mi vede si domandi cosa cavolo sto facendo inquadrando una stupida pozzanghera con tutto quello che di molto più bello c’è attorno…
È davvero questione di punti vista e di voglia di vedere le cose non al solito modo ma rovesciando le convenzioni, e questo se vale per le foto molto di più vale nella vita, nella relazione con Dio e con gli altri.
È quello che viene raccontato nel brano di Vangelo di questa domenica, e l’evangelista Luca è davvero bravo a restituirci la fotografia di questo incontro straordinario tra Gesù e Zaccheo. Gesù attraversa Gerico e ha appena guarito un cieco, e siamo dunque in un racconto di guarigione della vista non tanto fisica ma spirituale. C’è questo uomo piccolo, di nome Zaccheo, che ci viene descritto in tutta la sua piccolezza sociale, essendo lui capo degli odiati pubblicani e persino ricco. Per i contemporanei di Gesù per la professione che fa è un vero impuro e notoriamente disonesto.
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L’essere ricco lo rende negativo anche secondo lo stesso racconto del Vangelo, nel quale spesso la ricchezza viene vista come uno dei maggiori ostacoli per lasciarsi incontrare da Dio. Zaccheo piccolo uomo, non tanto come statura fisica, ma dal punto di vista morale e sociale ha però dentro di sé il desiderio di vedere Gesù.
Questo desiderio insopprimibile è la vera scintilla indispensabile che rende possibile l’incontro. Zaccheo per quanto lontano da Dio possa apparire, ha dentro questa spinta di vedere Gesù, realizzando anche un pur minimo e remoto incontro. L’evangelista sembra un po’ giocare con l’ironia riportandoci anche il nome di quest’uomo, che verrà pronunciato anche da Gesù.
Il nome Zaccheo infatti significa “il puro”, dove per “purezza” significa possibilità di incontrare Dio. Zaccheo è davvero tutt’altro che puro, degno di Dio. Ma lo troviamo sul sicomoro, luogo strano e inusuale, che poteva essere solo un podio alto per vedere da lontano, eppure diventa luogo di incontro vero e definitivo tra lui e Gesù. Zaccheo vede Gesù dall’alto verso il basso, mentre Gesù vede Zaccheo dal basso verso l’alto. Sono le prospettive rovesciate che capovolgono, rivoluzionano in senso letterale, l’idea di Dio. Dio non ci guarda dall’alto in basso, facendoci sentire sempre più piccoli e indegni, ma nell’esperienza dell’uomo Gesù, Dio ci guarda dal basso in alto, con un moto di misericordia unico.
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“Zaccheo… devo fermarmi a casa tua!”. È Gesù che “deve”, non Zaccheo! È Dio che fa qualcosa per quest’uomo che ha solo aperto uno spiraglio e viene letteralmente invaso da Dio stesso.
Gesù vede la bellezza di Zaccheo ancora prima che lui stesso la scopra dentro di sé, e la fa emergere. Guardando Zaccheo non come piccolo uomo ma come “figlio di Abramo” cioè come tutti gli altri degni di Dio, anche attraverso la pozzanghera della sua vita, Gesù vede se stesso, vede l’uomo capace di generosità, di dono. Gesù rovesciando lo sguardo anche a costo di apparire pazzo e impuro lui stesso (…tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!»), mostra a tutti noi la bellezza nascosta in Zaccheo che sentendosi guardato con amore genera gesti d’amore vero.
“Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto»”.
Zaccheo si alza, diventa alto nel cuore, risorge e sale più in alto di quel che pensava all’inizio salendo sull’albero, e la sua vita cambia se stesso, cambia il mondo.
Siamo capaci anche noi di uno sguardo così? Sono capace di guardare il prossimo non dal solito punto di vista, ma da quello rivoluzionario di Gesù? Se imparo a inquadrare la mia vita e il mondo attorno a me attraverso il piccolo specchio del Vangelo, scoprirò anche dentro di me una bellezza che non che da solo non vedevo e che Dio stesso ha messo in me con amore.
don Giovanni
Fonte: il blog di don Giovanni Berti (“in arte don Gioba”)