Pace e bene, lasciamo che la speranza ravvivi i nostri cuori, certi che il Signore viene a salvare ciò che è perduto, e a far rifiorire la vita di quanti si lasciano toccare dal suo amore.
Il vangelo di questa domenica ci mostra la missione di Gesù: salvare ciò che era perduto. Vi è un uomo, Zaccheo, un pubblicano, un capo dei pubblicani, uno che è arrivato in alto sgomitando, rubando, imponendo tasse da usuraio, quindi non certo uno amato dal popolo! Ma tutto ciò che ha non gli basta.
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Ha sentito che c’è un uomo molto importante che passa lì vicino, ed essendo piccolo di statura, sale su un albero per vederlo: in fondo è abituato a salire in alto, a prevaricare sugli altri, è un arrampicatore sociale. Oggi è diverso, il suo salire su un albero è l’unico modo, essendo piccolo di statura, di poter guardare Gesù che passa, di poter contemplare, conoscere quello che ancora manca al suo cuore. Ma non è lui a guardare per primo, è lo sguardo di Gesù che si pone per primo su di lui. «Zaccheo cerca di vedere Gesù e scopre che Gesù cerca di vedere lui. Il cercatore si accorge di essere cercato» (Ermes Ronchi).
E lo sguardo di Gesù non è come è spesso il nostro di giudizio e di condanna, «il suo sguardo non si posa mai per prima cosa sui peccati di una persona, ma sempre sulla sua povertà, su ciò che ancora manca ad una vita piena». Gesù cerca la parte migliore di Zaccheo, cerca la nostra parte migliore spesso nascosta da una coltre di peccati, indifferenze, egoismi. In ogni uomo vi è una scintilla di eternità, una scintilla di bene che Dio ha piantato nei nostri cuori.
Zaccheo, scendi, oggi devo fermarmi a casa tua. È la parola di Gesù che tocca il cuore di Zaccheo. Mi fermo per mangiare a casa tua! «Il nome proprio, prima di tutto. La misericordia è tenerezza che chiama ognuno per nome» (p. Ermes Ronchi). Non dice: Zaccheo, scendi e cambia vita; scendi e andiamo a pregare, dai subito i soldi ai poveri. Se avesse detto così, non sarebbe successo nulla. Zaccheo prima incontra, poi si converte. Prima si sente amato, poi accoglie l’invito di Gesù. Ciò che muove un cuore al cambiamento non è solo la paura del giudizio, ma innanzitutto il sentirsi amato.
«Zaccheo, scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Sono poche parole: fretta, accogliere, gioia, ma che dicono sulla conversione più di tanti trattati» (Ermes Ronchi). La casa di Zaccheo si riempie di amici, pubblicani, peccatori, perché ogni cambiamento coinvolge anche ciò e chi ci circonda. Zaccheo ha trovato quello che gli mancava ora è pronto a donare ciò che lo ha imprigionato: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Zaccheo copre il male che ha compiuto con il bene, copre il suo egoismo con l’apertura alla condivisione, le sue mani che prima arraffavano ora si aprono al dono! In fondo ogni conversione, quando è vera, tocca tutti gli ambiti della vita, anche quelli del portafoglio!