Dal fico sterile alla donna curva, pressata da un carico che non può sopportare, sola e senza la possibilità di alzare la testa e guardare il cielo, dove abita il suo Dio.
Gesù ha compassione di questa donna e slega da Satana il suo corpo avvilito per restituirlo alla libertà e alla lode. Gesù riparte sempre dai piegati, dagli oppressi, dalle donne. Agisce senza nessuna richiesta, Gesù si accorge di lei, la vede come figlia della promessa, la chiama a sé e la libera perché possa lodare e benedire Dio il giorno di sabato.
Il rimprovero mosso dal capo della sinagoga è senza fondamento: quella guarigione era un’azione tanto urgente quanto necessaria, proprio come slegare una bestia per dissetarla e tenerla in vita.
Dal contatto con Gesù si riceve sempre una nuova possibilità di vita, un’altra prospettiva. Gesù opera la guarigione, ma ci spiega che il motore delle sue azioni è Dio che l’ha chiamato e ci invita ad accorgerci e occuparci dei nostri problemi e di quelli del nostro vicino. È necessario riconoscere quanti fardelli inutili dobbiamo ancora levarci e aiutare gli altri a fare altrettanto per sentirci parte di questo grande universo.
Fermiamoci a sentire il suo sguardo su di noi, la sua voce che pronuncia il nostro nome e lasciamo che questo sentire raggiunga le nostre profondità, là dove siamo più feriti, e allora risuonerà il suo “sei libero, sei libera”, “alza lo sguardo”, “ricomincia”, “raddrizzati” e “rendi gloria a Dio”. Gesù non chiede di analizzare le cause del nostro essere senza orizzonti, le vede prima che noi ce ne rendiamo conto pienamente e allora Egli ci guarda, ci chiama e ci libera.
FONTE: Ascolta e Medita – Centro Pastorale per l’Evangelizzazione e la Catechesi
I commenti di questo mese sono curati da Centro Diocesano per le Vocazioni di Pisa