È normale, di fronte a questa parabola, chiedersi a chi assomigliamo di più. Il fariseo, uomo religioso e desideroso di fare la volontà di Dio, finisce per identificarsi con ciò che di buono fa, al punto da diventare presuntuoso o orgoglioso.
Si presenta davanti a Dio pieno di sé e, più che pregare Dio, loda sé stesso. Si sente giusto, migliore degli altri, i suoi atti religiosi alimentano il suo vanto, anziché aiutarlo ad amare di più Dio e il prossimo. Ben diverso è l’atteggiamento del pubblicano, considerato un pubblico peccatore, un impuro che collaborava con i dominatori stranieri.
Costui si presenta al tempio con umiltà e contrizione: è consapevole dei suoi peccati e invoca pietà dal Signore. La sua è una preghiera breve: non ha meriti da sfoggiare, ma solo misericordia da implorare. Lui esce dalla preghiera giustificato: non solo perdonato, ma “reso giusto” agli occhi di Dio. Che differenza allora!
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La preghiera del superbo non raggiunge il “cuore di Dio”, mentre l’umiltà del misero lo spalanca. Dio ha una ‘debolezza’ per gli umili: questi hanno la disponibilità giusta per accogliere il Vangelo.
La Provvidenza vuole che questa domenica sia la giornata per pregare e sostenere i Missionari di tutto il mondo, e, secondo lo slogan che ci è presentato, la nostra vita deve diventare una “vita che parla” di Dio e della Sua Bontà, non della nostra “bravura”. Se poi mettiamo al centro noi stessi, nessuna relazione funziona.
Non nella coppia, non con i figli o con gli amici, tantomeno con Dio. Il nostro vivere ed il nostro pregare avanzano sulla stessa strada. Si prega non per ricevere, ma per essere trasformati.
Ciò che scopriamo in questa pagina è che possiamo percorrere le strade del mondo e quelle di Dio solo se abbiamo a cuore i fratelli, se non odiamo nessuno, perché solo così siamo veri con Dio e con i fratelli, vivendo davvero come persone di Pace!
FONTE: Missio Italia
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