don Luigi Maria Epicoco – Commento al Vangelo di oggi, 9 Ottobre 2022

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Non nascondiamoci dietro un dito. Il motivo più ricorrente per cui ci rivolgiamo a Dio è perché abbiamo bisogno. Infatti è proprio nei momenti più difficili che sale più pressante in noi la preghiera.

Il dolore abilita di più le nostre preghiere, o per lo meno le rende più frequenti, più insistenti. Ma questo basta a dirci credenti? La storia raccontata nel Vangelo di oggi è davvero paradigmatica di tutto questo. Dieci lebbrosi cercano e trovano Gesù e gli chiedono di essere guariti. Sono tutti e dieci uniti dalla medesima disperazione. La lebbra è una malattia tremenda. Gesù non si lascia pregare eccessivamente.

Li congeda quasi subito assecondando la loro richiesta: “Appena li vide, Gesù disse loro: ‘Andate a presentarvi ai sacerdoti’. E mentre essi andarono, furono purificati”. È bello pensare anche alla dinamicità di questo miracolo. La guarigione di queste persone accade in cammino, forse a suggerirci che ogni vera guarigione implica un cammino.

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Ma la vera variabile di questa storia sta in uno di questi dieci: “Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo”. Gesù non è un distributore di miracoli, ma Qualcuno che ti ama.

Se ti accorgi di questo amore, hai ricevuto molto di più di una semplice guarigione: “Alzati e va’, la tua fede ti ha salvato”. Salvo è molto meglio di guarito, non credi?

Fonte: vecchio post su Facebook di don Luigi

ALTRO COMMENTO

C’è un dettaglio che colpisce particolarmente nella preghiera del Vangelo di oggi: non è un singolo, ma un gruppo a pregare Gesù. Sono dieci lebbrosi, il dolore li ha messi insieme. La malattia terribile della lebbra ha cancellato ogni divisione tra di loro. Non importa più se sono ricchi o poveri, laureati o analfabeti, biondi o bruni, il dolore li ha messi in condizione di solidarizzare tra di loro. È la medesima esperienza che vediamo tra coloro che hanno vissuto o vivono la stessa difficoltà. Tendono a mettersi insieme, a fare gruppo, a fondare associazioni.

“Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: «Gesù maestro, abbi pietà di noi!»”.

Il Vangelo sembra volerci dire che anche una cosa difficile delle volte ha dei risvolti inimmaginabili. A volte cose così brutte ti mettono accanto compagni e amici che forse non avresti mai incontrato. La seconda caratteristica la si trova subito dopo:

“Appena li vide, Gesù disse: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono sanati”.

Gesù non fa resistenze davanti alla preghiera di amici così, immediatamente li ascolta. Ma c’è da dire però anche che questi dieci disgraziati non tentennano un secondo davanti alle parole di Gesù che gli intima di andare dai sacerdoti, pur sapendo che si va dai sacerdoti solo dopo essere stati guariti. In pratica si mettono in cammino senza avere ancora una guarigione evidente ma certi che l’avrebbero ricevuta. E infatti furono sanati proprio sulla strada. Ma è proprio a questo punto che le loro strade si dividono:

“Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarlo. Era un Samaritano”.

Dei dieci solo uno torna indietro a ringraziare. Il Vangelo sembra suggerirci che soffrire è di tutti, avere fiducia è di tanti, ma essere grati è davvero di pochi. Ma solo a chi scopre la via della gratitudine Gesù promette non solo guarigione, ma salvezza.

Fonte: nellaparola.it

ALTRO COMMENTO

“Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano”.
La grande lezione della pagina del Vangelo di oggi è la gratitudine. Siamo abituati a pensare che il miracolo sia guarire da ciò che ci affligge, esattamente come questi lebbrosi sono guariti dalla loro malattia. Ma il vero miracolo è la gratitudine perchè ci permette di “tornare indietro” […]  Continua a leggere nella pagina Facebook di don Luigi.

AUTORE: don Luigi Maria Epicoco | PAGINA FACEBOOK