Enzo Bianchi โ€“ Commento al Vangelo del 9 Ottobre 2022

481

La gratitudine รจ rara

Per la terza volta Luca attesta che Gesรน รจ in cammino verso Gerusalemme (cf. Lc 9,51; 13,22) e precisa che, invece di continuare la strada verso il sud, tocca la frontiera tra Galilea e Samaria per scendere nella valle del Giordano. Ma ecco un incontro inatteso: dieci lebbrosi, scarti della societร , emarginati e condannati alla segregazione come impuri e maledetti da Dio e dagli uomini, vanno incontro a Gesรน mentre egli sta per entrare in un villaggio. Sono uomini che, secondo la Legge, hanno il peccato scritto sulla pelle; peccato che, consumato, corrompe tutto il corpo, tutta la persona, facendone un membro rigettato dalla comunitร  credente.

Per noi รจ difficile comprendere la condizione del lebbroso in quel tempo, perchรฉ oggi abbiamo una concezione diversa della malattia e, soprattutto, le malattie della pelle ci fanno forse ribrezzo ma non ci spaventano piรน come segno della presenza del Maligno. Nella Scrittura cโ€™era una legge precisa per affermare lโ€™immunitร  dalla lebbra nella vita quotidiana (cf. Lv 13-14): il sacerdote, esaminata la piaga sulla pelle del malato, lo dichiarava impuro. Di conseguenza, il lebbroso doveva portare vesti strappate, tenere il capo scoperto, coprirsi con un velo la barba. Quando si muoveva doveva gridare: โ€œImpuro! Impuro!โ€, e restarsene solo, abitando fuori del villaggio (cf. Lv 13,45-46). Il lebbroso, dunque, era un vivo-morto, come uno a cui il padre aveva sputato in faccia (cf. Nm 12,14)โ€ฆ

Nel vangelo secondo Luca abbiamo giร  letto un incontro tra Gesรน e un lebbroso: supplicato da questโ€™ultimo, Gesรน aveva steso la mano e toccato il suo corpo piagato, guarendolo (cf. Lc 5,12-16). Qui invece i lebbrosi sono un gruppetto e, stando lontani, senza avvicinarsi a lui, gli gridano: โ€œGesรน, maestro, abbi pietร  di noi!โ€. รˆ un grido semplice e breve, che mette lโ€™accento sulla miseria di questi uomini. รˆ un grido ripetuto tante volte nei salmi, come invocazione al Signore Dio. Il Signore, che รจ misericordioso e compassionevole (cf. Es 34,6), nella sua potenza puรฒ compiere ciรฒ che i lebbrosi possono solo desiderare ma non realizzare. Questa invocazione รจ come una lancia, una giaculatoria molto generale, non precisa nei contenuti, ma efficace lamento di chi soffre e chiede aiuto, consolazione.

Gesรน vede questi lebbrosi, con uno sguardo che li discerne tutti e ciascuno personalmente e, mosso a compassione, dร  loro un ordine che puรฒ sembrare enigmatico, anche assurdo: โ€œAndate a presentarvi ai sacerdotiโ€, coloro che erano incaricati dalla Legge di diagnosticare la lebbra e attestare la guarigione da essa. A prima vista, dunque, dieci lebbrosi non sono esauditi, anzi sembrerebbe che Gesรน li rimandi ai sacerdoti per manifestare la propria incompetenza. Eppure essi obbediscono a Gesรน e realizzano ciรฒ che ha loro chiesto. Egli infatti non li manda via da sรฉ ma, accogliendo la loro fiducia iniziale che li aveva spinti allโ€™invocazione, li invita a una fiducia che puรฒ contare sulla sua parola. Ed ecco che โ€œmentre essi andavano, furono purificatiโ€: la loro lebbra sparisce ed essi diventano puri. Certamente Luca, nel raccontare questo evento, ricorda la guarigione dalla lebbra di Naaman il siro da parte di Eliseo: il profeta, restando lontano, gli ordina attraverso un messaggero di andare a bagnarsi nel Giordano, ed egli dopo un iniziale rifiuto acconsente e cosรฌ viene guarito (cf. 2Re 5,1-14; Lc 4,27).

Qui รจ la fede di questi uomini, la loro adesione a Gesรน che causa la guarigione. Potevano sentirsi delusi dalla parola di Gesรน, il quale non li tocca, non compie nessun gesto, non pronuncia nessuna parola di guarigione, ma li invita solo a dare seguito alla loro fiducia, fino ad andare dai sacerdoti che avevano lโ€™autoritร  di dichiararli guariti. La fede resta veramente un mistero e non sempre sappiamo discernerla nella sua portata, nella sua qualitร , non sappiamo giudicarla nรฉ misurarla: negli altri, ma anche in noi che, secondo lโ€™Apostolo, da discepoli cristiani dovremmo avere il coraggio di esaminarci, ponendoci la domanda: โ€œAbbiamo la fede sรฌ o no?โ€ (cf. 2Cor 13,5). Sรฌ, la fede, questa adesione al Signore Gesรน Cristo che come dono รจ deposta in noi, ma che noi dobbiamo custodire, esercitare, rinnovare, sostenere, confermare, resta davvero un mistero. Eppure โ€“ come dichiara Gesรน alla fine di questo brano โ€“ รจ la fede che ci salva, e la sua affermazione: โ€œLa tua fede ti ha salvatoโ€, presente piรน volte nei vangeli (Lc 7,50; 17,19; 18,42; Mc 5,34 e par.; 10,52), dovrebbe ricordarcelo.

Come altre narrazioni di miracoli, anche questo racconto potrebbe finire qui e invece prosegue. Tra quei dieci uomini lebbrosi guariti dalla malattia fisica, uno era samaritano, a differenza degli altri nove che erano giudei, dunque membri del popolo di Dio, santi per vocazione (cf. Lv 11,44-45; 19,2, ecc.). I samaritani erano ritenuti scismatici ed eretici, il loro culto era considerato illegittimo, erano disprezzati come gruppo. Ma proprio uno di essi, annoverato tra โ€œquelli di fuoriโ€, tra โ€œi lontaniโ€, non appena si vede guarito torna indietro e comprende che, essendo stato purificato dalla sua fede in Gesรน, deve testimoniarlo, deve mostrargli gratitudine. Egli riconosce il peso, la gloria della presenza di Dio in Gesรน, la grida a piena voce e si getta davanti a Gesรน con la faccia a terra, come davanti al Signore. In tal modo mostra che la fede che lo aveva guarito รจ anche quella che lo salva. Questo lebbroso, samaritano, non prosegue piรน la strada per andare dai sacerdoti ma torna da Gesรน, glorificando Dio, perchรฉ ha compreso che non al tempio ma in Gesรน cโ€™รจ la presenza di Dio e che da lui puรฒ ricevere non solo la guarigione ma la salvezza. Gesรน infatti gli dice:โ€ La tua fede ti ha salvatoโ€, non solo guarito!

Gesรน stesso poi constata, con una serie di domande: โ€œNon ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si รจ trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, allโ€™infuori di questo straniero?โ€. Egli รจ deluso non perchรฉ gli altri non sono tornati a ringraziarlo, ma perchรฉ il loro cammino di fede si รจ arrestato alla guarigione, senza accogliere la salvezza, cioรจ la grazia del Signore: costoro sono guariti ma non salvati. Non sembri oziosa questa differenza: guarire nel corpo รจ certamente una vittoria della vita sulla malattia e sulla morte, e Dio se ne rallegra, ma questo non significa entrare nella salvezza che รจ guarigione, restituzione allโ€™integritร  di tutta la persona, nella sua unitร  di corpo, mente e spirito.

Noi cristiani dovremmo essere molto attenti e vigilanti di fronte a guarigioni e miracoli: questi avvengono, a dire il vero anche in contesti non cristiani, ma non sono le guarigioni e i miracoli che danno la salvezza, che rendono i malati figli del Regno e quindi discepoli di Gesรน. La guarigione fisica non significa e non coincide con la guarigione totale, integrale, quella della vita piรน intima, la vita spirituale che ciascuno di noi, con piรน o meno consapevolezza, vive. Certamente il ringraziamento, espressione di gratitudine, che si mostra solo in uno dei lebbrosi guariti, ci rivela la nostra comune ingratitudine. รˆ infatti grato chi spegne il proprio narcisismo, chi sa riconoscere che il bene viene dagli altri, chi ha memoria di essere stato oggetto dello sguardo amorevole di un altro.

Anche questa volta (cf. Lc 4,23-27; 7,1-10) chi accede allo spazio dei figli del Regno รจ uno straniero, un samaritano, uno fuori dal popolo di Dio, dal recinto ortodosso. In questo racconto Gesรน demolisce molte certezze di noi cristiani asserragliati in chiese o comunitร . Fuori, fuori, anche fuori cโ€™รจ un operare di Cristo Signore che a volte trova piรน ricezione di quanta ne abbia tra noi che ci sentiamo dentro. Dio non si lascia conoscere solo nelle istituzioni ecclesiastiche o cultuali, ma si fa conoscere soprattutto in Gesรน: grazie a lui, attraverso di lui solo si rende gloria a Dio.

Soprattutto oggi molti cristiani sono sedotti dalla dimensione terapeutica che la fede puรฒ contenere e da essa sono attratti, ma non accedono a una comunione con il Signore nel ringraziamento e nella confessione della lode, accontentandosi del risultato che si puรฒ sintetizzare cosรฌ: โ€œstare bene con se stessiโ€. In questo caso anche la terapia e la guarigione appaiono come opera propria e non lasciano posto al primato della grazia, dellโ€™amore efficace di Dio che ci raggiunge per salvarci interamente. Ma chi non giunge ringraziare il Signore non riconosce neppure i doni ricevuti e il suo cammino di guarigione non รจ di salvezza integrale. La sua vita non รจ salvata!

Per gentile concessione dal blog di Enzo Bianchi

- Pubblicitร  -