Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 5 Ottobre 2022

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MERCOLEDÌ 05 OTTOBRE – VENTISETTESIMA SETTIMANA T. O . [C]

«Quando pregate, dite: Padre, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno; dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano, e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore, e non abbandonarci alla tentazione». 

Gesù si trova in un luogo a pregare. I discepoli vedono. Nasce nel loro cuore il desiderio di imparare a pregare. Giovanni, maestro, ha insegnato ai discepoli come si prega. Gesù, il Maestro, ancora nulla ha insegnato sulla preghiera. Pregando Lui però, ha creato nei cuori il desiderio della preghiera. Potenza dell’esempio.

Ai tempi di Gesù la gente pregava con i Salmi. Gesù non insegna come si prega con i Salmi, bensì come si prega con il cuore, la volontà, l’anima, il desiderio. Nella preghiera l’uomo si deve mettere dinanzi al Signore con un solo desiderio: il desiderio che il Signore regni sulla terra con tutta la potenza, ricchezza, bellezza, sapienza, giustizia, carità, amorevolezza della sua santità. Quanto è vera la preghiera? Quanto è vero il desiderio di chi prega. Quanto commuove questa preghiera il cuore del Padre? Lo commuove in misura della profondità del desiderio, della sua ampiezza, larghezza, altezza.

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Ma anche lo commuove nella misura secondo la quale chi prega vuole essere lui vero strumento per la santificazione del nome del Padre. Attenzione. Il cristiano non prega Dio. Prega il Padre. Il Padre è solo Padre di Gesù per generazione eterna. Il discepolo di Gesù, per rinascita da acqua e da Spirito Santo, diviene figlio nel Figlio ed ha il diritto di chiamare il suo Signore e Creatore: Padre. Quella del cristiano è figliolanza differente da ogni figliolanza. È figliolanza per partecipazione in Cristo, per opera dello Spirito Santo, della natura divina. Non esiste grazia più grande di questa. Dio ci ha generati nel Figlio suo.

Nessuno può chiedere al Signore che venga il suo regno negli altri, se prima il regno non viene in lui. Come il regno viene in lui? Con una piena e perfetta conformazione a Cristo nell’obbedienza, nell’amore, nella fede, nella speranza. Man mano che il cristiano diviene vero regno di Dio, mostrando il regno al mondo intero, chiede al Padre che doni la stessa grazia ad ogni uomo. Occorre però l’opera di annunzio e di testimonianza di colui che diviene regno di Dio. Ma l’uomo ha anche un corpo da conservare in vita.

Gli occorre il nutrimento, il pane quotidiano. A chi si chiede il pane? Al Padre. Il pane quotidiano è un dono del Padre. Il Padre lo dona attraverso il nostro quotidiano lavoro e fatica. Nessuno può chiedere al Padre il pane quotidiano se non mette tutta la sua opera nel procurarselo. In fondo, chiedendo il pane quotidiano, si chiede a Dio che renda feconda e fruttuosa la nostra opera, il nostro lavoro, la nostra fatica.

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Tutto avviene sulla terra per benedizione del Signore. L’uomo è benedetto e la terra è benedetta. Questa verità mai va dimenticata. L’ozioso non può chiedere il pane quotidiano. Non mette l’opera delle sue mani. Si mette la propria opera di mente, cuore, volontà, virtù, santificazione, buona volontà e il Signore rende fecondo il lavoro. Dio e l’uomo in perfetta comunione.

LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 11,1-4

L’uomo è anche disobbediente al suo Signore. Offende il suo Creatore, Dio, Padre, con la trasgressione della sua Legge, i suoi Statuti, le sue Norme morali. Il peccato può essere rimesso solo per perdono di Colui che è stato offeso. A Dio i figli suoi chiedono perdono. C’è però una condizione da osservare: Dio perdona se noi perdoniamo i nostri fratelli che ci hanno offeso. Noi abbiamo offeso il Padre, il Padre ci perdona. I fratelli hanno offeso noi, noi li perdoniamo.

Questa condizione è essenziale, necessaria, indispensabile, obbligatoria. Il Padre ci perdona, se noi perdoniamo i nostri debitori. Se noi non perdoniamo, neanche il Padre ci perdona. Perdono per perdono. Remissione per remissione. Ma noi siamo sempre pronti a cadere nel peccato, nella trasgressione. Al Padre chiediamo ogni aiuto perché mai più cadiamo nella tentazione. Lui sempre ci deve tenere per mano. Ma anche in questo caso c’è una condizione.

La condizione è questa: Dio ci tiene per mano, ma anche noi dobbiamo lasciarci tenere per mano da Lui. Come ci lasciamo tenere per mano? Evitando le occasioni prossime di peccato. Custodendo i nostri sensi. Dimorando in Cristo. Se uno esce da un luogo sicuro, protetto, custodito ed entra in un campo di serpenti, non può chiedere al Padre che lo liberi dal morso dei serpenti. Deve prima uscire dal campo. Fuori dal campo può chiedere al Padre ogni aiuto.  Nessuno può pensare di poter sfidare il male e di vincerlo.

Gesù fu tentato nel deserto, mentre era in preghiera, mentre governava il suo corpo, per sottometterlo al Padre suo. Quando si è con Dio, Dio sempre aiuta. Se noi ci mettiamo nelle braccia del mondo, non possiamo chiedere al Signore che ci liberi dal male. Siamo già nel male. Dobbiamo chiedere che ci dia la forza di lasciare il mondo perché possiamo ritornare nel Vangelo. Dal Vangelo possiamo chiedere ogni grazia per noi e per gli altri.

Ma sempre dal Vangelo. La Madre di Dio ci aiuti perché la nostra casa sia solo il Vangelo senza mai uscire da esso. Se si esce dal Vangelo si è già nella tentazione.

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