Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 4 Ottobre 2022

421

Leggeri come Francesco

Questo testo è stato scelto dal lezionario per la memoria di Francesco d’Assisi, forse perché la sua vita è stata una comprensione profonda e uno specchio di queste parole. Esse sono citate nella sua Lettera a tutti i fedeli: “Dio vuole che tutti siano salvi per Lui (Gesù) … ma pochi lo vogliono ricevere ed essere salvati da Lui, sebbene il suo giogo sia soave e il suo peso leggero”; e sono rimeditate nella tradizione francescana: Tommaso da Celano, biografo ufficiale, nella Vita seconda 34 scrive:“Non c’è altra scelta: o portare un peso leggero, dal quale piuttosto tu stesso sarai portato, oppure essere schiavo dell’iniquità … più pesante di una massa di piombo”.

Una comprensione questa che si sintonizza su quella di Gesù: vedendo con gli occhi di Dio, non accoglienza, resistenza, rifiuto, fallimento, diventano luoghi che svelano Dio e gli uomini (cf. Fioretti VIII: il dialogo tra Francesco e frate Leone sulla perfetta letizia). Acconsentire, non a denti stretti perché non c’è alternativa ma benedicendo e rendendo grazie, a un Dio radicalmente “altro” nelle modalità del suo agire salvifico, che rivelano un “bene che piace”. Un Padre con il gusto del bene, un Dio più grande dell’uomo, Signore del cielo e della terra, cui non sfugge la verità profonda di ciascuno, che si fa conoscere e chiede di essere fatto conoscere nella libertà del rifiuto possibile. Gesù, fidandosi di Dio ne capisce la volontà e colloca la sua missione e i suoi discepoli nel rischio della libertà.
Se credo che Lui è meglio di me, che i suoi modi sono migliori dei miei, devo operare una conversione, invertire i criteri abituali e declinare il verticale in orizzontale, lasciare che la comprensione di Dio informi di sé la comprensione degli uomini. È il cammino di Gesù: alla luce di Dio, gli altri non sono più colpevoli, induriti, non disposti ad ascoltare e a cambiare, ma affaticati dal vivere e caricati di pesi senza senso.
Passa dal “guai a voi” dei versetti precedenti, al “venite a me”, un giudizio necessario che si fa accoglienza ancora più disponibile, appello alla relazione, a togliere i pesi. Consapevole della sua reciprocità con il Padre, di essere l’unico rivelatore, Gesù non si dice insegnante di norme gravose, ma offre una esigente relazione personale che dona ristoro. Un Salvatore perché mite ed umile!
È il climax, punto più alto della presentazione della persona di Cristo che occupa la prima parte del vangelo. È la premessa alla rivelazione del Figlio dell’uomo della seconda.
È anche il climax dell’essere discepolo: scoprirsi piccolo e diventarlo volontariamente, ancora di più attraverso semplicità, poche parole, ascolto fiducioso e perseverante.
A Dio tramite ciò che Gesù ci fa conoscere in una vera e propria vocazione che ci rende consapevoli di rispondere ad una chiamata di misericordia, legata non alle capacità, alla bravura, all’impegno, ai risultati, ma alle stanchezze, alla poca produttività, a ciò che ci opprime: chiamati perché stanchi!
Spesso ci concentriamo solo sull’impegno e la fatica della sequela, e non scorgiamo il ristoro.
San Benedetto nella sua Regola sottolinea come l’avanzare nel cammino spirituale sia passare dall’agire segnato da peso e fatica ad un correre con leggerezza, gioia e misericordia. Francesco appunto!

fratel Daniele

- Pubblicità -

Per gentile concessione del Monastero di Bose

Puoi ricevere il commento al Vangelo del Monastero di Bose quotidianamente cliccando qui