Monastero di Bose – Commento al Vangelo del giorno – 28 Settembre 2022

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Nulla anteporre all’amore di Cristo

Gesù è in cammino verso Gerusalemme (v. 51), fermamente deciso di vivere la sua missione di Servo del Signore fino al dono totale della sua vita.

In questo capitolo 9 del vangelo di Luca Gesù ha cominciato ad annunciarlo apertamente ai suoi discepoli (vv. 22 e 44) e a spiegare che anche il loro cammino dietro a lui non sarà un cammino diverso: “Se qualcuno vuole venire dietro a me … prenda la sua croce …” (vv. 23 ss).

Che cos’è la croce di Cristo? È il mistero della sua pasqua di salvezza, della via della vittoria dell’amore sul male e sulla morte. Perciò la croce di Cristo traccia il cammino della vera vita e della benedizione di Dio.

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Il discepolo che segue Gesù, prendendo la sua croce ogni giorno, sperimenterà che “perdendo” la sua vita in questo modo egli la ritrova trasfigurata. Il capovolgimento della maniera di pensare e di agire rispetto ai criteri del mondo diventa via di vita piena.

Tuttavia il discepolo deve sedersi e riflettere su che cosa questo comporta per lui. Gesù stesso invita a questo esercizio (cf. Lc 14,28ss). Occorre esaminare sé stessi e vedere se si ha o meno i mezzi – il desiderio autentico, la fede, la forza, la libertà – per seguire il Cristo nel suo cammino. Altrimenti ci si trova nell’incapacità della sequela, come quegli uomini di cui parla il vangelo odierno.

Il primo prende l’iniziativa e, probabilmente sotto la spinta di un entusiasmo impulsivo, fa una promessa non sufficientemente maturata: “Ti seguirò dovunque tu vada”. Gesù gli risponde facendogli presente che la sequela comporta un grande spogliamento, fino a non avere assicurato nemmeno le necessità primarie.

Al secondo, Gesù rivolge l’invito: “Seguimi” e anche costui si rivela non pronto, non libero. È attaccato agli affetti primari: “Permettimi, di andare prima seppellire mio padre”. Egli rimanda così a tempo indeterminato la realizzazione della vocazione. Non ha riconosciuto che la chiamata era un momento decisivo nella sua vita, ove riconoscere e accogliere subito il dono di Dio. Modello di risposta positiva è Abramo. Sulla parola di Dio ha lasciato prontamente la sua terra infruttuosa per incamminarsi verso la terra promessa, mettendo tutta la sua fiducia nella parola del Signore.

La terza persona, come la prima, si propone, ma poi si rivela legata alla famiglia più che al suo desiderio più profondo. “Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro è adatto per il regno di Dio”, gli dice Gesù. Ricordiamo la moglie di Lot: sulla via della liberazione, fuggendo dalla città in fiamme, ella si rivolge indietro per guardare e così rimane pietrificata (cf. Gen 16,26). Il libro della Sapienza la ricorda con queste parole: “A memoria di un’anima senza fiducia s’innalza una colonna di sale” (Sap 10,7).

Seguire Cristo significa consegnare la propria vita nelle mani del Signore con quella libertà per la quale egli ci ha liberati (cf. Gal 5,1). Solo liberi e obbedienti sotto la guida dello Spirito è possibile seguire il Signore e il suo vangelo. San Benedetto insegna ai suoi monaci, molto semplicemente, che non devono preferire nulla a Cristo e non anteporre nulla al suo amore.

sorella Alice

Per gentile concessione del Monastero di Bose

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