MERCOLEDÌ 28 SETTEMBRE – VENTISEIESIMA SETTIMANA T. O . [C]
«Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
Per entrare nella verità della Parola di Gesù, una sola immagine è sufficiente: “morte”. Quando una persona muore, lascia il tempo e tutto ciò che nel tempo si trova. Avviene un distacco pieno. Si lascia padre, madre, fratelli, sorelle, figli, parenti, amici, poveri, ricchi, giusti, ingiusti, vicini, lontani, affamati, assetati, chi ha e chi non ha, chi possiede e chi non possiede, chi può vivere da se stesso e chi non può fare nulla da se stesso. La morte è questo distacco pieno. Un tempo questa parola: “morto al mondo”, veniva usata per quanti abbracciavano la vita monastica. Ci si ritirava dal mondo, si viveva isolati da esso. Nessun contatto di nessun genere. Gesù nel suo Vangelo non chiede ai suoi apostoli e discepoli “la morte al mondo”. Essi devono vivere nel mondo, senza però appartenere al mondo. La morte deve essere ai pensieri del mondo. Ma essi devono vivere nel mondo per dare salvezza al mondo, annunziando il regno di Dio e la sua giustizia, per la salvezza dell’uomo.
Questa “morte al mondo” Gesù la chiede per quanti Lui domani dovrà mandare nel mondo a predicare il Vangelo. Essi sono presi a giornata da Dio per tutti i giorni della loro vita e per il Signore dovranno operare. Non possono occuparsi delle cose della terra. Toglierebbero del tempo prezioso alla predicazione del Vangelo. Non solo essi sono presi a giornata da Dio, anche di notte essi sono presi al suo servizio. La loro vita dovrà essere tutta dalla volontà del Dio che li ha assunti. Essi dovranno sapere che quando si parte per la missione, si sa da dove si parte, ma non si sa dove essa conduce, perché tutta e sempre nella volontà di Dio. Dove il Padre manda, lì ci si dirige. Quando il Padre dice di fermarsi, ci si ferma. Dove vuole si passi la notte, ci si distende per dare forza al nostro corpo. Ma è sempre il Padre che dona l’ordine da seguire e il luogo dove andare.
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Se qualcuno ha esigenze personali, desideri del cuore, volontà propria, vizi e altro, di certo non può andare in missione. Non si può essere missionari del Padre compiendo la missione dalla propria volontà. Non si può essere del Padre e di noi stessi. O si è dal Padre o da noi. La seconda condizione posta da Gesù è anch’essa semplice: si è del Padre nell’istante stesso della chiamata. Oggi il Signore chiama e oggi ci si deve porre sotto la sua obbedienza. Oggi non si è più dalla nostra volontà, perché già si è sotto la volontà del Padre. Attendere che madre e padre muoiano per poi seguire Gesù, non è condizione accettabile. E se madre e padre moriranno fra cento anni, può attendere il regno di Dio un così lungo tempo? Quanti uomini si perderanno per il nostro ritardo? Allora è giusto che il Signore passi avanti e trovi altre persone. Il grano si semina in un tempo ben preciso. Mai si potrà seminare fuori stagione. O si va a lavorare nel tempo propizio della semina, oppure il padrone è obbligato a trovarsi altri operai. Il Signore non può attendere la nostra decisione in ragione delle molte anime da salvare. Poiché oggi la salvezza delle anime non è più il fine di molti chiamati, allora la risposta può essere spostata a proprio gusto. Se la vocazione non è più ordinata alla salvezza delle anime, neanche vi è più l’urgenza. È la salvezza che esige immediatezza.
LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 9,57-62
Quando la morte viene, non ci si preoccupa più di chi nasce e di chi muore, di chi ha fame e di chi ha sete, di chi è nudo e di è privo di ogni altra cosa o di chi ha bisogno di qualche cosa. La separazione è totale e per sempre. Gesù vuole che la vocazione ad essere missionari per il suo Vangelo sia considerata dai chiamati come vera morte. Chi risponde alla chiamata deve pensarsi morto al suo passato e iniziare una nuova vita. Questo significa: “Seguimi, e lascia che i morti seppelliscano i loro morti”.
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Tu occupati del mio Vangelo. Per la sepoltura ci sarà sempre qualche altro che si preoccuperà. Tu viene e disponi il tuo cuore ad essere portatore della Parola di vita nel mondo. Per ogni altra cosa provvederà il Padre mio. Sarà Lui a disporre altri cuori perché facciamo ciò che dovresti fare tu. Tutto nasce dalla fede e tutto va vissuto dalla fede. Noi diamo noi stessi al Signore. Il Signore sarà Lui a prendersi cura delle cose che spettava a noi fare. Noi facciamo le sue cose. Lui farà le nostre.
Se manchiamo di questa fede, non facciamo bene né le cose di Dio e né le nostre cose. Noi ci doniamo al Signore, il Signore si dona a noi. Quando Lui si dona, si dona con tutto se stesso, senza risparmiarsi in nulla. Anche noi dobbiamo darci a Lui senza risparmiarci in nulla. La fede è tutto nella nostra relazione con il Signore nostro Dio.
Senza la fede la relazione viene deturpata da mille piccole cose che la renderanno non vera, non buona, non santa. La fede va coltivata perché divenga in noi sempre più robusta e forte. La Vergine Maria ci ottenga una obbedienza immediata e piena come la sua, oggi e per tutti i giorni della nostra vita.