Mons. Costantino Di Bruno – Commento al Vangelo del 27 Settembre 2022

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MARTEDÌ 27 SETTEMBRE  – VENTISEIESIMA SETTIMANA T. O . [C]

Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.

Gesù sa che il tempo sta per compiersi; fra giorni dovrà essere tolto dal mondo. Conosce la volontà di Dio su di lui e con decisione si avvia verso il luogo del suo compimento. Gerusalemme è la città dove lui dovrà essere immolato per la salvezza del mondo, agnello di Dio, vittima e sacrificio per il peccato. Da notare la volontà determinata di Gesù nell’affrontare il viaggio verso la sua fine. Decisamente indica prontezza di volontà, ma anche tempestività di esecuzione. Gesù procede per la sua via senza tentennamenti, senza tergiversazioni, senza dubbi, o alcunché di simile.

La volontà di Dio è la sua vita, è il suo vivere ed il suo morire. Questa volontà ferma e decisa è già contenuta nel Salmo, così ripreso e messo in luce dalla Lettera agli Ebrei: “Entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo – poiché di me sta scritto nel rotolo del libro – per fare, o Dio, la tua volontà». Dopo aver detto: Tu non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato, cose che vengono offerte secondo la Legge, soggiunge: Ecco, io vengo a fare la tua volontà. Così egli abolisce il primo sacrificio per costituire quello nuovo. Mediante quella volontà siamo stati santificati per mezzo dell’offerta del corpo di Gesù Cristo, una volta per sempre” (Eb 10,5-10).

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Per raggiungere Gerusalemme Gesù vuole prendere la via più breve, intende attraversare la Samaria e per questo manda dei messaggeri avanti a lui per preparagli e spianargli la via. Tra i Samaritani e i Giudei le relazioni erano assai difficili. Lo dimostra di fatto questo rifiuto ad accogliere uno che era diretto verso Gerusalemme. Sempre tra gli uomini si costruiscono barriere, muri di religione, di politica, di economia, di interessi vari, muri anche di indifferenza, di non conoscenza dell’altro, di rifiuto, di pensiero, di ostinazione. Di tutte queste chiusure responsabile è il peccato nel cuore dell’uomo.

Dove esso abita immediatamente costruisce una barriera potente che diviene ostacolo e divisione dell’uomo contro l’uomo, dei popoli contro altri popoli, di regni contro altri regni. C’è nella richiesta di Giacomo e Giovanni una professione di fede in Gesù vero profeta di Dio. Elia aveva chiesto, sul fondamento della sua chiamata profetica, che scendesse fuoco dal cielo e divorasse coloro che lo stavano cercando, e questo per ben due volte. I discepoli del Signore vorrebbero che Gesù si comportasse allo stesso modo di Elia, manifestasse visibilmente il suo essere profeta, si dichiarasse al mondo nella sua identità con metodi già conosciuti e sperimentati nella storia dell’Antico Israele.

Ma Gesù non è Elia, né uno degli Antichi Profeti. Lui non è venuto per restaurare le antiche cose; lui è venuto per creare cose nuove e prima fra tutte le cose nuove da creare è il cuore dell’uomo, che deve essere paziente, ricco di misericordia e di perdono, giusto, santo, compassionevole, amico degli uomini, capace di pregare e di implorare per gli altri pietà da parte del Signore. Per questo Gesù rimprovera i suoi discepoli. Insegna a noi tutti che viviamo, dopo la sua venuta, nel Nuovo Testamento, che metodi e forme dell’Antico sono ormai desueti, non più utili né adatti per la costruzione del regno di Dio su questa terra.

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LEGGIAMO IL TESTO DI Lc 9,51-56

Dopo che Gesù è morto per tutti sulla croce per espiare ogni nostro peccato, il discepolo del Signore dovrà manifestare a tutti la pietà e la compassione del suo Maestro, dovrà indicare al mondo che c’è un altro modo di relazionarsi e che la verità di Gesù e del suo essere il Profeta dell’Altissimo si manifesta in una maniera santa, retta, pura: col perdono, la misericordia, la santità, cose tutte che nascono dal cuore nuovo che lo Spirito di Gesù creerà in noi, se noi glielo chiediamo con fede e con tanto amore.

Per andare a Gerusalemme non c’è una sola via. Ce ne sono tante. Quando l’uomo pone un ostacolo sul nostro cammino, si può evitare l’ostacolo, passando per un’altra strada. I veri discepoli del Signore dovranno cercare sempre una via di pace, mai di opposizione, mai di guerra, mai di conflitto. Il conflitto, la guerra, l’opposizione non possono albergare nel cuore dove regna Gesù: “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.

E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle (Mt 5,38-42). Se nel cuore regnano conflitti e guerre è segno che il cuore ancora è di pietra. La Madre di Gesù ci ottenga la grazia di vivere con un cuore di carne sempre.

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