Fabrizio Morello – Commento al Vangelo del giorno, 11 Settembre 2022

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Oggi, in questa XXIVª Domenica del tempo ordinario, la Chiesa ci propone un lungo testo evangelico la cui maggior parte è dedicata alla narrazione della nota parabola del “ figliol prodigo “.

Credo, però, leggendo anche le altre letture, che la Parola chiave di oggi sia CONVERSIONE.

Nella prima lettura ( Esodo 32, 7-11. 13-14 ) è il popolo ebraico che ha bisogno di conversione in quanto si è allontanato da Dio facendosi un “ vitello d’oro “ e prostrandosi dinanzi a Lui.

Nella seconda ( Prima Lettera di San Paolo apostolo a Timoteo, 1, 12-17 ), è Paolo che parla della sua conversione da “ bestemmiatore, persecutore e violento “ ad apostolo ed instancabile evangelizzatore.

Il brano evangelico presenta la CONVERSIONE tramite l’utilizzo dei due verbi “ perdersi “ e  “ ritrovarsi “.

Ecco, in estrema sintesi potremo dire che la CONVERSIONE, cio’ a cui siamo chiamati, è un passaggio dall’ “ essersi persi “ al “ ritrovarsi “.

Per compiere questo passaggio è però necessaria una condizione di partenza: la presa d’atto del proprio “ essersi persi “.

Sono i primi righi del testo evangelico che ci dicono cio’.

“ In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro “.

Si avvicinano a Gesu’ per ascoltarloi pubblicani e i peccatori “.

I “ farisei e gli scribi “, invece, mormorano.

Pubblicani e peccatori

Sembrano  i piu’ lontani da Cristo, coloro i quali vivono in antitesi al messaggio evangelico.

Eppure “ si avvicinano “ al Maestro.

Hanno quell’umiltà di riconoscersi peccatori, di riconoscersi bisognevoli di ascoltare l’unico che puo’ guarirli.

Riconoscono questo potere a Gesu’.

Partendo da questa base di umiltà e di fiducia in Cristo possono iniziare quel cammino di conversione che li porterà dall’essere “ perduti “ all’essere “ ritrovati “.

La conversione inizia nel momento in cui, come il figlio minore della parabola del figliol prodigo,  “ ritorniamo in noi “ e ci vediamo cosi’ come siamo: fragili peccatori bisognosi dell’amore di Dio.

Proveremo allora ad andare timidamente dal Padre a chiedergli scusa, a dirci di trattarci come servi perché non siamo piu’ degni di essere chiamati figli.

Scopriremo, con stupore, che il Padre non aspettava che questo nostro ritorno e ci tratterà da “ figli ritrovati “ e non da servi.

Allora la conversione sarà completa perché anche noi, sentendoci amati, abbracciati dal Padre, aneleremo non piu’ a trattare gli altri da servi ma da fratelli e correremo incontro a loro per metterci al loro servizio.

La CONVERSIONE porta….. alla realizzazione del Regno.

Farisei e scribi

Sembrano i piu’ vicini a Cristo.

Hanno studiato, conoscono i testi sacri a memoria, osservano tutte le regole.

Ma, come dice il brano, invece di “ avvicinarsi “ a Gesu’ “ mormorano “ contro di Lui.

Attenzione alla tendenza al fariseismo, che puo’ prendere i religiosi ma anche coloro i quali si sentono “ piu’ devoti “, coloro i quali “ sgranano il rosario “ della loro perfezione perché vanno tutti i giorni a Messa, dicono tante preghiere.

Paradossalmente puo’ succedere che non si sono mai “ avvicinati con il cuore “ a Gesu’.

Il Vangelo diventa per loro una serie di regole da osservare per essere riconosciuti come “ i piu’ bravi, i piu’ belli “.

Cio’ gonfia, toglie spazio all’umiltà, e trasforma in esseri inflessibili, pronti a condannare gli altri.

E’ il caso del fratello maggiore della parabola di oggi.

“ Non ho mai disubbidito ad un tuo comando e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso “.

Il figlio maggiore contesta il Padre, è sempre stato “ fisicamente “ vicino a Lui ma “ completamente lontano “ dal suo cuore.

Il figlio maggiore non ha mai incontrato il Padre ma lo ha solo temuto.

Si è sempre percepito come “ servo “ e non come “ figlio “.

Ecco l’errore che facciamo se ci crediamo migliori, se abbiamo atteggiamenti farisaici: non ci sentiamo figli ma servi e, pertanto, non potremo mai incontrare il Padre, il cui nome è Misericordia, è perdono.

Meditiamo a lungo su pesta pagina.

E’ perfetta per iniziare, senza piu’ indugi, il nostro percorso di conversione.

Buona Domenica e buona riflessione a tutti.

A cura di Fabrizio Morello

Foto: mia.