Cosa vuol dire essere discepoli di Gesù? Sta qui la grande questione al cuore del cammino dei credenti. Luca è molto sensibile a tale domanda: nel suo racconto narra come nel suo cammino Gesù chiama a seguirlo in diversi modi: chiede di condividere la sua strada con scelte che coinvolgono l’intera esistenza. Essere discepoli è orientarsi a seguire lui e la strada di Gesù quale cammino sempre nuovo: seguirlo implica ricominciare sempre in fedeltà alla sua parola.
Alcune caratteristiche del seguire sono elencate in questa pagina. Una prima condizione è formulata nei termini duri di un distacco dai legami familiari in cui compare un verbo assai forte: “se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre…” Il termine ‘odiare’ contrasta con l’intero insegnamento di Gesù riguardo all’amare vicini e amici ma anche i nemici. Aveva chiaramente richiamato a prendersi cura dei familiari quale modo di attuare un autentico culto (Mt 15,3-6): criticava infatti coloro che facendo un’offerta al tempio si ritenevano a posto, senza prendersi cura del padre e della madre e così “annullavano la parola di Dio”. Gesù quindi non chiede di odiare, ma di vivere un amore aperto. Mette in guardia dal chiudersi egoisticamente entro i legami familiari e chiede di non assolutizzarli. A chi lo segue Gesù indica di porre al primo posto la presenza di Dio a cui riferire tutta la vita.
La seconda condizione è andare dietro a lui e ‘portare la croce’: la croce racchiude in qualche modo l’intero percorso di Gesù. E’ uno strumento orribile di condanna e di tortura, è tuttavia proprio sulla croce e fino a quel momento Gesù ha manifestato il senso profondo della sua vita quale dono totale nell’amore. Chi segue Gesù è chiamato a vivere secondo questa logica di dono ogni giorno – è sottolineatura propria di Luca questo accento sul quotidiano-. Egli scrive in una comunità in cui si fa presente la fatica del cammino che continua ogni giorno (Lc 9,23; cfr Mt 10,38). Seguire Gesù non è questione di alcuni momenti particolari ed eccezionali ma è scelta che tocca le vicende ordinarie, il quotidiano nascosto e talvolta monotono.
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La terza condizione è indicata da due immagini, la torre da costruire e la guerra da preparare: sono esempi tratti dalle vicende umane ed entrambi utilizzati per un messaggio di fondo. Gesù richiede per seguirlo l’attitudine a pensare, a valutare le proprie forze, a preparare ciò che si costruisce. L’impresa è ardua. Esige uno sguardo lungo e forse anche la scoperta che da soli con le nostre sole forze non ce la facciamo. Luca richiama come questa impresa richieda tutte le energie e tutti i beni: rinunciare ai beni significa condividere ed è scelta di farsi borse che non invecchiano, per aprirsi all’unica vera ricchezza dell’incontro con il Signore Gesù.
In fondo tutte queste condizioni si possono raccogliere in un unico appello a vincere la superficialità, ad intendere l’importanza della vita, ad operare scelte nella direzione del regno di Dio.
Fonte: il sito di don Alessandro Cortesi
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p. Alessandro Cortesi op
Sono un frate domenicano. Docente di teologia presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose ‘santa Caterina da Siena’ a Firenze. Direttore del Centro Espaces ‘Giorgio La Pira’ a Pistoia.
Socio fondatore Fondazione La Pira – Firenze.